Sabato 20 maggio ci sarà il secondo appuntamento di Vibrazioni Migranti 2023 – Storie, la rassegna di eventi organizzata dall’Associazione culturale Asanisimasa che si propone di riflettere su inclusione e integrazione attraverso le arti performative e di ridefinire la mappa culturale di Bologna alla luce delle nuove identità culturali che la abitano.

Il programma di Vibrazioni Migranti

In particolare, la giornata di sabato sarà in collaborazione con Resistenze in Cirenaica e sarà dedicata alla memoria e alla commemorazione delle vittime del colonialismo italiano. Il primo appuntamento è previsto per le 10 e 30 davanti al Sacrario dei partigiani in piazza del Nettuno, da cui partirà un trekking urbano tra i punti più emblematici del colonialismo italiano. Date le previsioni meteo, dovrà essere chiesta conferma dello svolgimento dell’evento al numero Whatsapp 3270641241.

Il resto della giornata sarà invece al chiuso al Nassau, in Via Dè Griffoni 5/2, con tre eventi che racconteranno storie di colonialismo: alle 17 saranno esposte tavole originali della graphic novel, ancora in corso d’opera, Yekatit 12 di Andrea Sestante. Alle 18 seguirà una tavola rotonda in cui Sestante incontrerà Nadia M. Abdelhamid, mediatrice interculturale, formatrice e studiosa, Mariana E. Califano, storica e attivista di Resistenze in Cirenaica e Matteo Dominioni, studioso del colonialismo italiano e autore di Lo sfascio dell’impero per parlare dei modi di raccontare storie d’italiani nel Corno d’Africa. Alle 21 il Bhutan Clan chiuderà la giornata con un melologo sul rimosso coloniale.

Una giornata su questo tema all’interno della rassegna, riflette il direttore artistico Fabio Sperandio, era d’obbligo: «Facendo luce su quella che è stata la vera storia nel Corno d’Africa, e quindi riconoscendo anche i torti inflitti, abbiamo voglia di dare la possibilità alle realtà ai margini di ritrovare il loro giusto spazio all’interno di Bologna e della società».

Proprio in virtù di questo obiettivo, specifica Sperandio, la data in cui si svolgeranno gli incontri non è casuale: «La giornata del 20 cade nel periodo in cui si ricorda la strage di Debra Libanòs, che ha visto la morte di tantissimi civili etiopi per mano degli italiani». La strage, che uccise svariati membri della chiesa copta etiopica – i diaconi, i monaci e il vice-priore –, fu l’ulteriore ed estrema conseguenza della strage di Addis Abeba, risalente al 19 febbraio 1937. Nel dopoguerra, in ricordo dei fatti accaduti, in Etiopia fu intitolata una piazza nel centro di Addis Abeba con il nome di Yekatit 12 adebabay, corrispondente al 19 febbraio nel calendario etiopico. Entrambe le stragi avevano l’obiettivo di punire la popolazione etiope per un attentato fallito al vicerè di Etiopia Rodolfo Graziani.

Chiara Scipiotti

ASCOLTA L’INTERVISTA A FABIO SPERANDIO: