Continuano le ricerche a due giorni dall’incidente. Oggi lutto cittadino e astensione dal lavoro in solidarietà alle vittime. Proseguono le indagini per accertare responsabilità e dinamiche. Le ipotesi restano l’avaria al motore o un’eccessiva velocità. Il comandante della nave: “Non sono riuscito a calare le ancore in tempo”.

Sono proseguite tutta la notte le ricerche dei due dispersi nella tragedia della Jolly Nero. I sommozzatori, dopo avere aperto un varco tra le macerie sommerse della torre di controllo, stanno cercando di raggiungere la zona dove i due corpi sarebbero rimasti incastrati tra lastre di vetro. Il bilancio rimane quello di sette cadaveri recuperati, due dispersi e quattro feriti ricoverati in ospedale.

Nel giorno del lutto cittadino e dell’astensione dei lavoratori del porto, proseguono le indagini condotte dal pm Walter Cotugno. Bisogna accertare le dinamiche di una manovra “che si effettuava molto spesso” e che in questo caso ha deviato dalla norma. Abbiamo ascoltato Camilla Trombi dell’Ufficio Stampa dell’Autorità Portuale, che ci ha spiegato meglio le ipotesi prese in considerzione.
La più probabile potrebbe essere quella di un’avaria ai motori, proprio perchè la nave della flotta Messina non è recentissima (anno di fabbricazione 1976). Anche se Lupi, ieri sera, ha aggiunto che potrebbe trattarsi anche di un errore di manovra o di un eccesso di velocità con un guasto ai cavi del rimorchiatore.

Tecnicamente, la nave, diretta a Napoli, stava compiendo le abituali manovre per l’uscita dal porto. Il problema sarebbe sopraggiunto proprio nella fase di passaggio dalla “retromarcia” a quella di “avvio motori” in avanti. Il pilota ha dichiarato che proprio i motori non avrebbero risposto, lasciando irrimediabilmente procedere indietro il Jolly Nero verso il Molo Giano, dove si trovavano la Torre e la palazzina distrutte. Il comandante non è riuscito in tempo a far calare le ancore; i 30 secondi previsti per l’operazione evidentemente erano troppi per la criticità della manovra. Non si è riusciti a frenare, a fermare l’enorme peso senza più controllo.
La nave, alta 50 metri, ha distutto il gigante del porto: la Torre, alta 40 metri, costruita nel 1996 e attiva dal 1997, si era guadagnata l’appellativo di “Seconda Lanterna” a causa della sua imponenza nello skyline genovese. Il panorama genovese è cambiato.

Ma non si sarebbero potuti avvisare i lavoratori della torre? Non c’è stato abbastanza tempo? Sono tra le domande alle quali le indagini dovranno rispondere. Sicuramente saranno d’aiuto il recupero della scatola nera e l’interrogatorio ai superstiti della torre, per ora lasciati riposare negli ospedali cittadini. Luigi Merlo, sempre dell’Autorità Portuale, ha definito “oggettivamente sicuro il contesto nel quale si è svolta la manovra”. Anche se al momento sono indagate, per omicidio colposo pubblico, due persone: il comandante della Jolly Nero e il pilota del porto coinvolto nelle operazioni. Gli inquirenti stanno ascoltando tutti i marittimi presenti sulla portacontainer e il personale dei due rimorchiatori che prestavano assistenza.

Luca Ferrero