Nel tornare a Genova per il ventennale del G8, Michele Rech, in arte Zerocalcare, torna a ribadire la sua posizione su quanto avvenne nelle strade, come già espresso nei suoi fumetti contenuti nella raccolta “Nessun rimorso”. In particolare, Zerocalcare rifiuta la distinzione tra manifestanti buoni e manifestanti cattivi che qualcuno tenta di riproporre, perché appare comunque sproporzionato che ci siano persone che, per aver sfasciato una vetrina, si siano presi 10 o 12 anni di carcere. E ciò è stato possibile grazie alla deliberata scelta dello Stato di rispolverare il reato di devastazione e saccheggio contenuto nel codice fascista Rocco ed applicarlo al posto del reato di danneggiamento, per cui le pene sono al massimo di sei mesi.

Zerocalcare contro la divisione in buoni e cattivi a Genova 2001

«In generale io vorrei trovarmi in piazza con persone che hanno la consapevolezza che stiamo dalla stessa parte della barricata anche se non abbiamo le stesse pratiche – osserva il vignettista – E se qualcosa va storto e qualcuno rimane indietro, vorrei che tutti si facessero carico della sua difesa».
In altre parole, per Zerocalcare la divisione in buoni e cattivi è sempre sbagliata, perché «chi mette il confine tra buoni e cattivi lo sposta man mano e quelli che oggi erano i buoni domani sono i cattivi, e questa cosa si continua a ridurre finché non resta più nessuno».
Alcune pratiche conflittuali, del resto, erano note e, condivisibili o meno, per il vignettista non possono essere depoliticizzate con reati come devastazione e saccheggio.

Genova 2001, per Zerocalcare, è stato il luogo e la data dove sono cominciate tante cose della sua vita. È qui, ad esempio, che è cominciata l’attività fumettistica fuori dalla sua cameretta, ma è a Genova che Michele Rech ha maturato il rapporto con l’autorità e ha perso la fiducia rispetto a certe cose. Ma anche «il guadagnare il legame con delle persone che poi m’hanno accompagnato per tutta la vita e che stanno qua oggi insieme a me – continua – In generale è anche un po’ una chiusura di un cerchio, ma in realtà non è che nei vent’anni precedenti questa cosa non si è mai rinnovata, non è che vengo a Genova per la prima volta».

Quanto al suo lavoro, insieme a quello di molti altri vignettisti che oggi erano a Genova con lui, Zerocalcare sostiene che abbia contribuito a raccontare come sono andate le cose. «Il fumetto è stata una delle voci più dirette di quel racconto perché non ha dovuto mediare con nessuno o chiedere permessi per raccontare quello che aveva visto».

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