Prosegue il difficile tentativo italiano ed europeo di emanciparsi nel più breve tempo possibile dal gas russo. Dopo aver stretto accordi con Angola, Algeria, Mozambico, Congo Brazaville e Azerbaigian, Roma punta su Israele. E non lo fa da sola: nel suo viaggio di ieri a Tel Aviv il premier Mario Draghi è stato accompagnato dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen.

Roma e Bruxelles alla ricerca di alternative al gas russo puntano su Tel Aviv. Ma il problema del trasporto si intreccia con tempistiche, tensioni con la Turchia e conflitto Israele-Palestina

Israele è una new entry nel mondo dei produttori di combustibile fossile. Da paese importatore quale era fino a pochi anni fa, lo stato ebraico si è trasformato in un esportatore netto. A fare la differenza la scoperta di una serie di giacimenti off-shore, in mare. Gli stessi a cui puntano le autorità europee in visita. «Sostituire il gas russo è molto difficile, l’Europa importa centocinquanta miliardi di metri cubi l’anno da Mosca. Israele avrebbe secondo le stime la possibilità di estrarre mille miliardi di metri cubi di gas, laddove il suo fabbisogno nazionale è di appena undici miliardi. Un ampio margine per l’esportazione». A spiegarci la situazione è Davide Lerner, giornalista di Domani.

Una delle problematiche che Von der Leyen e Draghi hanno sicuramente affrontato è quella della cosiddetta evacuazione, le modalità con cui il gas israeliano dovrebbe poi raggiungere l’Europa. Le ipotesi sul tavolo sono fondamentalmente tre: la riapertura del progetto EastMed, un condotto che dovrebbe collegare i giacimenti del mediterraneo occidentale con la Puglia tramite Cipro e Grecia; la progettazione di un nuovo gasdotto che passi per la Turchia; la liquefazione del gas utile al trasporto via nave in direzione dei rigassificatori europei.

«Sia EastMed sia l’ipotetico gasdotto turco richiedono anni per la realizzazione e incontrano ostacoli di natura politica. Ad esempio in Italia EastMed è storicamente contestato dai 5 Stelle. L’unica via percorribile nel breve termine è il passaggio dagli impianti di liquefazione egiziani. Ma si parla comunque di quantitativi limitati, che non risolverebbero il problema della dipendenza dal gas russo» prosegue Lerner.

Le questioni energetiche si intrecciano inevitabilmente con altre. In primis con le politiche climatiche – messe a rischio dall’inaugurazione di nuovi progetti relativi a combustibili fossili come il gas. E poi con la geopolitica. «Tra Ankara e Tel Aviv è in corso un processo di disgelo, e in questo molti analisti vedono la volontà della Turchia di proporsi come punto di passaggio per il gas israeliano. Ma lo stato ebraico non sa ancora se fidarsi di un paese storicamente vicino alla causa palestinese e che solo pochi anni fa ha espulso l’ambasciatore israeliano. Per quanto riguarda poi l’estrazione c’è l’irrisolto conflitto col Libano. I confini marittimi dell’area non sono mai stati definiti, e sia Beirut sia Tel Aviv puntano al possesso dei ricchi giacimenti di gas. Proprio in queste ore l’inviato statunitense Amos Hochstein è in Libano per favorire le trattative». Come abbiamo raccontato qualche settimana fa, tutti i fornitori cui l’Italia si sta rivolgendo per sostituire i combustibili russi hanno questioni territoriali irrisolte, tensioni geopolitiche in corso o gravi problemi di violazioni dei diritti umani. L’ultimo arrivato, Israele. non sembra fare eccezione.

In mattinata Mario Draghi ha incontrato la stampa assieme al suo omologo israeliano Naftali Bennett. Entrambi si son detti pronti a collaborare sui temi energetici, ma non si sono esposti sulla questione dell’evacuazione. Eni – l’azienda di stato che più volte nei mesi passati ha accompagnato Draghi e Di Maio nelle loro missioni alla ricerca di gas – fa sapere di essere contraria al progetto EastMed. L’azienda del cane a sei zampe preferirebbe passare dagli impianti di liquefazione egiziani. Sempre oggi Draghi vedrà a Ramallah anche il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh. Ma la debole Autorità Nazionale Palestinese sembra fuori dal grande gioco del gas.

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Lorenzo Tecleme