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Le risposte eco-sociali alle crisi in Europa proposte dal Wuppertal Institut in “Futuro sostenibile” (Edizioni Ambiente), che ha operato un’analisi iniziata nel ’96 ponendo una domanda fondamentale: come ospitare degnamente gli abitanti della Terra senza stravolgere gli equilibri ecologici su cui si fondano l’alimentazione, il benessere e l’intera economia? O si trova una via per la sopravvivenza oppure l’alternativa è l’autodistruzione nei prossimi decenni. La strada allora deve esser guidata da tre principi: efficienza energetica, compatibilità ambientale e basso impatto ambientale. Ci sono già esperienze locali virtuose, nel libro sono raccontate, bisogna operare perché diventino egemoni nella società. Il libro ha il pregio di offrire una panoramica completa di tutti i vastissimi problemi ambientali d’attualità presente e futura.
Il volume ospita oltre 30 autori diversi guidati da Wolfgang Sachs, mentre l’edizione italiana è curata da Marco Morosini, analista ambientale al Politecnico federale di Zurigo, autore di una rubrica nella pagina “Ethical living” del settimanale Internazionale.
Come arrivare ad un mondo sostenibile, prima dei consigli più pratici, “Futuro sostenibile” espone le “idee guida” che si basano sulla dematerializzazione, compatibilità ambientale e autolimitazione. Come si articolano questi principi ?
Bisogna essere consapevoli dell’altezza della sfida epocale davanti a noi. Il passaggio a una civiltà post-fossile sarà l’impegno determinante di questo secolo e richiede tre grandi riforme:
1) riforma tecnologica: riorganizzare le strutture materiali della società: edifici, trasporti, produzione industriale e agricola
2) riforma istituzionale: nuove norme e istituzioni per garantire diritti umani universali e perché l’economia rimanga dentro i limiti per non danneggiare la biosfera
3) riforma dell’azione individuale perché stili di vita, professione, partecipazione come cittadini alla gestione della vita pubblica, rispettino i diritti umani e della natura.
Una delle 4 idee guida proposte dal libro è un nuovo benessere ecologico: meglio, diversamente, meno. Agire con più eco-efficienza, con più biocompatibilità, con più eco-sufficienza.
Altro aspetto molto interessante messo in luce da “Futuro sostenibile” è il legame forte tra ecologia e giustizia sociale, se non c’è l’una non c’è l’altra. Un legame molto lontano però dalle parole che sentiamo da politici e amministratori pubblici.
Purtroppo sì, questo legame è fondamentale se vogliamo affrontare il problema della compatibilità delle attività umane con il mondo biofisico tale e quale è. Un’altra delle 4 idee guida del libro FS è il “Diritto d’ospitalità per tutti”. Ciò vuol dire prendere atto che oggi a ben più di un miliardo di persone non son garantiti sufficienti beni e servizi né sufficienti diritti umani. E che ciò dipende dal fatto che ovunque modo povertà e ricchezza sono gemeli siamesi: non c’è l’una senza l’altra. Quindi occorre una riforma della distribuzione della ricchezza.
Nel libro si parla molto di energia e dell’obiettivo di una società a 2.000 watt, contro i circa 6000 attuali. Come si arriva a questo risultato, come convincere le persone che non si tratta di rinunce ma di un vantaggio comune per il futuro ?
Spieghiamo cosa si intende (in Svizzera è una formula nota, in Italia no): una società dove il consumo medio procapite di potenza è di 2000 watt di flusso di energia continua; corrispondono ad una tonnellata e mezza di equivalenti di petrolio o 18mila kilowattora di energia. L’obiettivo è quindi ridurre di due terzi, una percentuale consistente, il consumo medio pro capite di energia. Questa strategia è stata elaborata nel 1998-2002 dal Politecnico di Zurigo, e il governo svizzero l’ha adottata come linea guida della politica energetica e climatica per i prossimi 50 anni. Sempre a Zurigo nel 2008 è stato votato un referendum in cui il 76% dei cittadini ha votato sì all’inserimento di un articolo nella Costituzione Comunale che inserisce la società 2000 watt come idea da seguire nella politica energetica, sociale e industriale della città.
In un articolo su Internazionale della settimana scorsa, scrive che “la prospettiva di usare il 100 per cento di energie rinnovabili entro il 2030 è considerata plausibile anche dalla più importante rivista del settore energetico, Energy Policy”, quali sono i dati che fanno sostenere una tesi così ottimista?
La tesi non è mia ma di due ingegneri delle università californiane di Stanford e di Davis: Mark Jacobson e Mark De Lucchi. In tre articoli scientifici disegnano e calcolano uno scenario in cui l’economia mondiale protrebbe basarsi solo su energie rinnovabili nel 2030 (con politiche più decise) o nel 2050 (con politiche più blande). Uno scenario definito “mondo WWS” (wind, water, sun): un mondo dove tutti i servizi energetici vengano solo da energie rinnovabili. Prevedono un uso mondiale di potenza di 12 TW (12mila miliardi di watt, circa il consumo attuale), ottenuti con 4 milioni di grandi turbine eoliche (50%), 100 000 grandi impianti fotovoltaici e a concentrazione solare (34%), 2 miliardi di tetti fotovoltaici (4%, molti ma piccoli); il resto da impianti geotermici, idroelettrici, maremotori e ad energia del moto ondoso. Si parla di energia, non di elettricità, quindi si comprende anche il fabbisogno per riscaldamenti e trasporti.
Una parte del libro si occupa di Europa. L’Unione ha difficoltà economiche e politiche enormi, però ha fatto molto, anche se forse non abbastanza per definire standard ecologici minimi. Il problema è che sono spesso al ribasso.
Certo e il libro mette in luce come l’Europa viva una contraddizione sulla scena mondiale: pioniera nelle politiche ambientali, in prima linea tra le proposte più coraggiose, ma egoista nelle politiche commerciali mirate al primato europeo rispetto ai concorrenti dei paesi meno sviluppati. Basti pensare al surplus di esportazioni agricole a bassissimo prezzo perché sovvenzionate dai contribuenti europei. Il libro FS propone di unificare in una unica politica coerente le 3 politiche internazionali dell’Europa che oggi sono spesso in contraddizione tra loro: ambiente (dove è pioniera), commercio estero (dove è egoista) e cooperazione allo sviluppo.
Per gli standard ecologici internazionali, l’Europa dovrebbe essere consapevole che osando di più farebbe molto per sé stessa e per il resto del mondo. L’Europa può avere una grande influenza mondiale soprattutto se fissa per sé stessa standard ambiziosi e se dimostra di saperli rispettare.
Un esempio è l’obiettivo del cosiddetto “20-20-20”: per il 2020, 20% in meno di gas di serra europei e almeno 20% di fonti rinnovabili nella produzione europea di energia. Se l’Europa riesce a mantenere queste promesse può fare in modo che gli altri paesi facciano lo stesso o meglio.
A livello locale le scelte che i cittadini possono operare più direttamente riguardano ad esempio ambiti quali i trasporti, raccolta rifiuti, gruppi di acquisto km zero. Quali sono le direzioni in cui possono andare le comunità locali ?
Scelte individuali più consapevoli e moderate per i trasporti e i rifiuti sono utili, ma da sole non bastano. E’ l’intera varietà delle scelte di consumo individuali che va passata al vaglio di criteri ecologici e di giustizia sociale mondiale. Questo ragionamento vale per le scelte delle persone, delle cominutà locali e delle aziende.
L’edizione italiana di “Futuro sostenibile” è stata adattata rispetto all’originale. Quali sono le urgenze ambientali del nostro paese ?
Ce ne sono molte, ma ne vedo due principali: la politica energetica e una bonifica dall’indottrinamento consumista.
1) Occorre adottare una politica energetica vera, di lungo respiro, almeno 30-50 anni, mirante a ridurre di due terzi i consumi energetici e a passare quasi completamente alle energie rinnovabili;
2) Occorre bonificare gli spazi pubblici e privati dalla onnipresenza dell’indottrinamento consumista togliendo dagli spazi pubblici e privati e dai media la pubblicità obbligatoria e lasciando solo la pubblicità su richiesta esplicita dei cittadini. Con internet questa è una opzione ormai possibile da 10 anni. Non è una cosa di un altro mondo: a Sao Paulo, in Brasile, il sindaco ha vietato in tutta la città i manifesti pubblicitari.
All’inizio del libro nella presentazione lei fa riferimento alla schizofrenia: a parole tutti sono favorevoli a politiche ambientali, ma c’è poi uno scarto con quanto si fa nella vita quotidiana.
Sì, ci sono molti motivi per cui questo avviene. Lo scarto è anche tra quello che si sa si dovrebbe fare e quanto si fa veramente. Ci sono poi difficoltà oggettive: non sempre si può fare quello che vorremmo, perché i prodotti e i servizi alternativi sono più cari, o manca il tempo. Uno dei motivi dello scarto è proprio l’onnipresenza dell’indottrinamento consumista obbligatorio, presente ovunque volgiamo la teste, gli occhio e le orecchie. E questo vale anche per le persone razionalmente consapevoli, tutti siamo inondati dalla propaganda del consumare di più, di tutto, godere del presente dimenticandosi degli altri e del futuro. Quella propaganda influenza tutti, me compreso, perché non tocca il piano razionale, ma quello emozionale.