Nei giorni immediatamente successivi all’approvazione del nuovo CCNL della cooperazione sociale, nell’ambiente hanno cominciato a girare con una certa frequenza due moduli: quello di lavoratori delusi dal risultato ottenuto nelle trattative che chiedono alle loro cooperative di non detrarre dalla busta paga il contributo di rinnovo contrattuale in favore dei sindacati firmatari e quello di molte cooperative sociali che comunicano ai sindacati stessi il recesso dal contratto perché economicamente non sono in grado di onorarlo. Tale corto circuito è la spia più autentica di un sistema che è gravemente malato. Il welfare, così come lo abbiamo conosciuto e vissuto per anni in questa e altre città, è arrivato al capolinea. Chiedere a dei lavoratori di rinunciare anche ai propri, più elementari diritti, per potersi conservare il posto di lavoro è cosa talmente svilente da essere incommentabile.

Lo ribadiamo, le migliorie apportate dal nuovo contratto non tolgono questi lavoratori dalla condizione di lavoratori poveri: arrivare a fine mese per loro era e rimane un’utopia. Ora, noi non abbiamo certo idea di come in questo paese si possa ricostruire un welfare al passo con i grandi mutamenti sociali degli ultimi decenni, sappiamo però che tale battaglia, il cui esito parrebbe oggi malamente scontato, o si fa ora o non si fa mai più. La sconfitta di un’idea di società solidale e del diritto, sostituita da quella della questua e del fai da te, sarà definitiva. Le ultime, dissennate e temiamo inconsapevoli, dichiarazioni della presidente del consiglio (non penso e non dirò mai che le tasse sono una cosa bellissima, sono bellissime le libere donazioni…), riprendono e rinforzano l’idea berlusconiana di uno stato sociale da nutrire unicamente con la beneficenza e le regalie del milionario di turno. In sostanza, il diritto alla cura che viene convertito in elemosina ai pezzenti. Il valore che si da oggi al lavoro sociale e sanitario è solo la logica conseguenza di tale progetto di società.

E’ questo il contesto storico in cui va inserita la vicenda del rinnovo contrattuale dei lavoratori del privato sociale, un contrattino che al momento, non solo non arresta l’emorragia dei lavoratori del settore, ma spinge pure molte cooperative a recederne dall’applicazione e modificarne la ragione sociale per abbassare il livello contrattuale dei lavoratori stessi. Siamo dunque andati a vedere cosa c’è dentro questo contratto che pare scontentare un po’ tutte le parti in causa. L’abbiamo fatto con il responsabile nazionale per le cooperative sociali Stefano Sabato, FP Cgil, una delle organizzazioni sindacali firmatarie.