Chi frequenta il web lo sa: la truffa è dietro l’angolo. Al grido del “guadagna facile e senza limiti!” i seguitissimi guru dell’e-commerce vendono servizi pressoché inesistenti a utenti alla disperata ricerca di un’entrata extra, di un investimento decisivo cui affidare i propri risparmi. È il mondo dell’e-commerce e del marketing online che promette entrate sicure, rapide e stellari ma che raccoglie migliaia di vittime di truffa.
Fufflix, è una community gestita dal giornalista Germano Milite, un progetto che conta circa quarantamila iscritti al gruppo Facebook e quasi 900 abbonati al sito web. In una sorta di banca dati contro le truffe, Milite raccoglie su varie piattaforme, tra cui Fuffapedia, le testimonianze di chi si è fidato dei guru e dei loro corsi-lampo di marketing online, spendendo migliaia di euro per avere accesso ai video-corsi e aprire siti di rivendita. Fa quindi debunking e consulenza per le vittime di truffa ma anche per chi, indeciso sul da farsi, cerca rassicurazioni prima di investire. Le testimonianze sono agghiaccianti. Qualcuno, in anonimo, scrive sul gruppo Facebook:
Ho versato 4500€ a metà agosto per il *** più 500€ di ad account e altri 500€ per la ricarica dell’ad account, il messaggio era chiaro (dopo 60 giorni avrai 10000€ al mese , chiaramente non mi aspettavo tutto ciò assolutamente però almeno un qualche rientro) ho chiesto più volte al CEO il contratto ma nulla , mai inviato.
Post come questi vengono condivisi quotidianamente. Ma quanto sono convincenti i “fuffaguru”, gli esperti della truffa? La narrazione portata avanti da questi imprenditori digitali è quella di un metodo segreto per fare soldi facili. D’altro canto, l’autenticità del business viene “certificata” da una serie di articoli in realtà pubblicati in sezioni a pagamento di testate riconoscibili (per esempio su Forbes), e da video di testimonianza di clienti che hanno ottenuto i guadagni promessi dal programma.
Alla prova dei fatti: dentro i giri dei fuffaguru
Ma cosa si trova davanti un potenziale compratore di questi corsi? Per capirlo abbiamo fatto una prova mettendo a rischio un capitale poco consistente e tenendoci pronti all’eventualità di doverlo recuperare autonomamente. Ci siamo affidati a un guru gestore di una delle cosiddette “academy” che si occupano di formare gli utenti sulla creazione e gestione di siti di e-commerce online. Dopo una serie di brevi call di conoscimento e di presunta selezione, si viene “accettati” come potenziali membri e avviati alla sottoscrizione di un “contratto”. Una volta entrati in una chat privata con uno dei collaboratori dell’academy, inizia la televendita: i toni che ci vengono rivolti sono da marketing aggressivo, insistenti. Segnalano che i corsi debbano essere acquistati con urgenza, che la scadenza sia imminente e che il prezzo di vendita sia irripetibile. Allo stesso tempo si ripete ossessivamente una serie di cifre, continuando a promettere guadagni stellari, immediati e assicurati.
Il processo stesso di “selezione” e di vendita è di per sé una grande lezione di marketing aggressivo, non fosse che è ingannevole. Una volta pagata una grossa somma- solo la prima di una serie prevista – e firmato digitalmente un contratto si ha effettivamente accesso a un sito con dei video-corsi. Questi sono piuttosto brevi e avrebbero lo scopo di insegnare all’investitore a creare un e-commerce, a promuoverlo, a selezionare i prodotti da vendere, la nicchia di compratori e così via. Ma basta un rapido sguardo per capire che i video, tutti di pochi minuti, in realtà non sono altro che un’accozzaglia di frasi motivazionali all’insegna del “se vuoi puoi” in cui una voce fuoricampo ripete continuamente che nel giro di poche settimane si arriverà a guadagnare anche 10mila euro (esentasse?).
Le nozioni utili all’apertura di un e-commerce sono del tutto superficiali e se volessimo lamentarcene con il tutor che ci aveva venduto il corso e promesso assistenza continuativa, ci renderemmo conto di quanto a questo punto sarebbe più complicato. E il contratto?
Il contratto è registrato a Londra, in una sede bizzarra per una società di investimenti digitali. Basta infatti una rapida ricerca su google maps per risalire all’indirizzo di un negozio di sanitari. Quando annulliamo il bonifico (che ci avevano invano pregato di fare con modalità istantanea) e blocchiamo i numeri con cui eravamo entrati in contatto con l’academy veniamo tempestati di chiamate da numeri diversi e di email e messaggi minacciosi che ribadiscono la validità del contratto e l’impossibilità di interromperlo. I fuffaguru si aspettano da noi infatti una somma ancor maggiore per poter continuare a usufruire del servizio, per un totale di quasi 5000 euro.
Somme di 2, 5 o anche 10.000 euro, che per molti sono anche i risparmi di una vita, rischiano così di perdersi nella promessa di guadagni stellari. La trappola è facile, soprattutto in un panorama in cui sempre più la figura di “esperto” è confusa con quella di “sedicente esperto” e in cui il sogno di fare soldi facili viene confuso con una possibilità reale. Colpevole anche una certa retorica del successo di chi “si è fatto da solo” ed è “miliardario a 20 anni”, ottima per un titolo ad effetto ma scadente alla prova dei fatti. Basti vedere il titolo dell’articolo del Corriere di soli due giorni fa, in cui Marta Ortega viene osannata per una scalata miliardaria dal ruolo di commessa a quello di presidente di Inditex. Non fosse che è la figlia del fondatore di Inditex stessa. Non fosse che “Lady Zara” ha frequentato la London Business School che prevede una retta di oltre 100mila sterline all’anno. Insomma, nessuna scalata sociale, nessun sogno ad occhi aperti.
Solo la “fuffa” ai tempi del 21esimo secolo.