Mentre giovani e meno giovani di tutto il mondo si preparavano a scendere nelle piazze per il 3° sciopero globale per il clima e mentre molti dei leader mondiali fanno buon viso a Greta Thunberg e al suo movimento, i governi dell’Unione Europea hanno fatto slittare al 2023 l’introduzione di un sistema di classificazione e certificazione di sostenibilità ambientale per gli investimenti finanziari, la cosiddetta “finanza green”.
Come racconta Nicola Borzi in un articolo pubblicato da Valori.it , la tassonomia, cioè un sistema di regole per avere i requisiti di sostenibilità ambientale necessari ad avere una sorta di “bollino verde”, è stata posticipata di due anni e mezzo rispetto all’introduzione inizialmente prevista, quella del luglio 2020.

Ciò è stato il risultato di uno scontro tra Germania, Austria e Lussemburgo da un lato e Francia con i Paesi dell’est Europa (quelli del cosiddetto Gruppo Visegrad) dall’altro, che hanno prevalso nella votazione finale.
In particolare, molto si è giocato sull’estromissione di nucleare e carbone dalle regole per ottenere il bollino. Fonti energetiche che per Francia (nucleare) e Paesi Visegrad (carbone) rappresentano settori di investimento o di approvigionamento.
Oltre allo slittamento dell’introduzione della tassonomia, infatti, potrebbero cambiare anche alcuni criteri su come considerare nucleare e carbone, cioè caso per caso considerarli sostenibili oppure no.

La notizia ha suscitato ire all’interno dell’Europarlamento, in particolare nella componente dei Verdi, che promette battaglia. Nei prossimi mesi, infatti, “ci sarà una lunga mediazione fra i tre organismi comunitari: Parlamento, Commissione e Consiglio”, spiega ai nostri microfoni Borzi.
In questa fase sarà importante anche la pressione dell’opinione pubblica, che potrà spingere per adottare urgentemente il nuovo strumento.
“Può sembrare una questione tecnica – continua il giornalista – ma è molto importante che la società civile si faccia sentire per portare a casa il risultato di avere delle regole strette e valide per tutti sulle attività finanziarie verdi”.

La vicenda si inserisce nel quadro degli obiettivi che l’Unione Europea si è data per la decarbonizzazione entro il 2030. “È chiaro che avere 10 anni a disposizione invece che averne sette fa la differenza”, sottolinea Borzi.
L’Ue deve fronteggiare una situazione in cui non ha risorse sufficienti per varare un piano di decarbonizzazione dell’economia, quindi deve ricorrere ad un’alleanza col settore privato. Il quale ha l’interesse ad avere il bollino verde per catalizzare su di sè gli investimenti. “Tutti vorrebbero avere il bollino verde – osserva il giornalista – Il rischio è che lo abbia anche chi non lo merita o fa il cosiddetto green washing”.

ASCOLTA L’INTERVISTA A NICOLA BORZI: