Dalle città alle industrie, dalle reti energetiche a quelle infrastrutturali, dai sistemi di comunicazione alle reti digitali. Foto/Industria 2019 indaga il complesso e dinamico sistema del costruire.

Al via la quarta edizione della Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro: Tecnosfera. Dal 24 ottobre al 24 novembre, 160 eventi in 32 giorni: mostre, incontri, proiezioni e workshop nel cuore di Bologna.
Foto/Industria 2019, con la direzione artistica di Francesco Zanot, parte dal MAST per arrivare nel centro storico della città, coinvolgendo i luoghi simbolo della storia e della cultura cittadina. Palazzi e residenze di grande rilevanza artistica, allestiti dall’architetto Francesco Librizzi, fanno della Biennale un evento diffuso. Si offre al pubblico l’occasione di esplorare nuovi scenari della creazione fotografica e al tempo stesso di scoprire una città che sorprende e affascina.

Protagonista di Foto/Industria 2019 è il tema del costruire: un’azione cruciale intimamente legata alla natura dell’uomo. Questa attività dà forma alla tecnosfera: lo strato artificiale al di sopra della crosta terrestre con un peso di decine di miliardi di tonnellate.
Undici sedi espositive con le opere di grandi artisti contemporanei e giovani autori affermati sulla scena internazionale. Celebri portagonisti della storia della fotografia come Albert Renger-Patzsch con Paesaggi della Ruhr”, André Kertész con “Tires/Viscose” e Luigi Ghirri con “Prospettive industriali”, ritraggono i processi di costruzione.

Lisetta Carmi, Armin Linke e Délio Jasse riflettono sugli aspetti sociali e politici del costruire. Ponendo l’accento sul lavoro dell’uomo, nel caso della Carmi, indagando lo sfruttamento dei fondali marini, come Linke e raccontando, nel caso di Jasse, la storia di Luanda.
Yosuke Bandai affronta invece il tema dei rifiuti, che diventano delle piccole sculture, alle quali viene donata una seconda vita. David Claerbout prende a campione l’Olympiastadion di Berlino, simulandone la dissoluzione nell’arco di mille anni.
Stephanie Syjuco e Matthieu Gafsou si proiettano nel futuro e sottolineano la natura circolare e inarrestabile del costruire. Infine alla fondazione MAST, Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier danno vita ad “Anthropocene”, in esposizione fino al 5 gennaio.

“Qui non interessa solo prendere in analisi cosa costruiamo, ma anche come, quando, perché lo facciamo. A partire dalla tecnologia, si aprono così riflessioni che spaziano negli ambiti della filosofia, della storia, dell’economia dell’etica e della politica”. Spiega Francesco Zanot.

Amalia Apicella

Ascolta l’intervista a Francesco Zanot: