Ieri il sindaco di Irpin, città a poca distanza dalla capitale ucraina Kiev, ha affermato la Russia avrebbe utilizzato armi chimiche, in particolare fosforo bianco, nei suoi attacchi. Una notizia che, al momento, non è verificata perché non sono state addotte prove, ma che comunque ha provocato la reazione della Nato, in particolare del segretario generale Jens Stoltenberg, che ha affermato: «L’uso di armi chimiche da parte della Russia cambierebbe la natura del conflitto e avrebbe enormi conseguenze».
Ma che cos’è il fosforo bianco? Come vengono classificate e regolamentate le armi che lo utilizzano? Che effetti provoca?

Fosforo bianco, un’arma vietata nei centri urbani ma che usano tutti

La prima cosa da sapere sulle armi al fosforo bianco è che non vengono classificate come armi chimiche, ma incendiarie. In particolare, quindi, non rientrano nella Convenzione sulla Proibizione delle Armi Chimiche di Parigi del 1993, ma nella Convenzione sulle armi convenzionali presentata a Ginevra il 10 ottobre 1980.
In particolare, nell’articolo 2 del Protocollo III della convenzione si vieta il suo utilizzo «in qualsiasi circostanza sulla popolazione civile in quanto tale, i civili isolati o beni di carattere civile».

La disciplina, però, non garantisce la perseguibilità di chi fa utilizzo in modo improprio di armi al fosforo bianco, dal momento che la Convenzione è valida solamente per quei Paesi che l’hanno firmata e ratificata. A mancare all’appello sono Paesi importanti come Stati Uniti ed Israele, mentre sia Ucraina che Russia hanno firmato il documento «con riserva».
La Convenzione, inoltre, non prevede meccanismi di controllo né eventuali sanzioni, garantendo quindi una sostanziale impunità per chi la utilizza.

Guerra in Ucraina? I precedenti di Iraq e Gaza

Mentre non è ancora provato l’utilizzo di fosforo bianco in Ucraina, è stato certificato il ricorso a quest’arma in diversi conflitti del passato. Sul tema in Italia esistono ben due inchieste giornalistiche che hanno dimostrato l’impiego di fosforo bianco da parte degli Stati Uniti nella guerra in Iraq e da parte di Israele nell’attacco alla Striscia di Gaza, in Palestina.
In particolare, il primo caso fu documentato dal lavoro di Sigfrido Ranucci, attuale volto di Report, che nel 2005 pubblicò il documentario Rai “Fallujah. La strage nascosta“, che gli valse l’anno successivo il Premio Ilaria Alpi.

Appena tre anni dopo, nel 2008, l’uso del fosforo bianco venne documentato durante l’operazione “Piombo fuso” condotta dall’aviazione israeliana contro Gaza. Un servizio del giornalista Manolo Luppichini fu trasmesso durante il programma di inchiesta “Presa Diretta”, sempre sulla Rai, in cui si dimostrava l’utilizzo del fosforo bianco e soprattutto le devastanti conseguenze che provoca sulle persone.

I danni del fosforo bianco

Il fosforo bianco è una sostanza che, a contatto con l’ossigino, si infiamma. Per questa ragione, nelle bombe utilizzate viene conservato sotto azoto o altre sostanze.
«In pratica sono degli ordigni che si aprono a ombrello – racconta ai nostri microfoni Luppichini – diffondendo delle specie di proiettili che scendono lentamente e, a contatto con l’ossigeno, si incendiano creando una grande fonte luminosa». È per questo, infatti, che il fosforo bianco viene utilizzato per il tracciamento, o meglio ancora: come illuminazione del terreno di battaglia su cui dovrebbero esserci gli obiettivi da colpire.

«Il suo utilizzo è vietato nei contesti urbani, mentre è tollerato solo in campo aperto – spiega il giornalista – ma purtroppo le guerre oggi si combattono in contesti metropolitani».
I problemi causati dal fosforo bianco, però, sono di due tipi: uno sulle cose e uno sulle persone. Data la grande infiammabilità, le bombe al fosforo bianco provocano vastissimi incendi e sulle persone provocano gravissime ustioni. E ciò vale sia nel momento in cui queste bombe vengono sparate, ma anche molto tempo dopo, a causa dei frammenti che si spengono sul terreno, ma che si riaccendono appena entrano in contatto con l’ossigeno.

In particolare, sul corpo umano il fosforo bianco brucia tutti i liquidi penetrando fino alle ossa. «A Gaza in mezzo alla sabbia potevi trovare questi pezzetti di fosforo bianco – racconta Luppichini – e appena i bambini con dei bastoncini toccavano questa materia facendola entrare in contatto con l’ossigeno ricominciava a bruciare».
Il problema evidenziato dallo stesso giornalista, che all’epoca intervistò medici e pazienti dell’ospedale, in particolare quelli colpiti direttamente da frammenti di fosforo, è che le ustioni provocate sono difficilmente trattabili dal punto di vista sanitario, proprio per la reazione della sostanza con l’ossigeno.

Per queste ragioni per Luppichini non dovrebbe essere difficile dimostrare l’eventuale utilizzo di fosforo bianco nella guerra in Ucraina. Da un lato le ustioni provocate sui corpi sono inconfondibili, dall’altro la balistica stessa dell’arma è riconoscibilissima: «In pratica c’è una bomba che viene lanciata in aria e, a quel punto, c’è una seconda esplosione che si allarga ad ombrello, producendo fumo molto bianco e poi scende a pioggia come se fossero tanti piccoli proiettili che cadono lentamente. Se usciranno delle fotografie e dei video che ne documentano il lancio, non sarà difficile riscontrarne la presenza».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MANOLO LUPPICHINI: