A 48 ore dall’apertura di Fico, la Disneyland del cibo, abbiamo analizzato le premesse sulla questione del lavoro (protocolli sottoscritti e tipologie contrattuali) e su quello della formazione (Alternanza Scuola Lavoro e fondi regionali) all’interno del parco agroalimentare.
Fico apre, ma i nodi su lavoro e formazione rimangono
Mentre a Bologna nevica come non si vedeva da tempo, mancano due giorni all’inaugurazione di Fico – Eataly World, il parco agroalimentare costruito al Caab. Polemiche, esaltazioni acritiche e recensioni hanno preceduto e sicuramente seguiranno il taglio del nastro, che avverrà nel pomeriggio di mercoledì alla presenza del premier Paolo Gentiloni.
A 48 ore dall’apertura di questa “Disneyland del cibo”, come gli stessi fautori l’hanno definita, abbiamo analizzato le premesse su due fattori sensibili, sia in generale data la situazione socio-economica italiana, che nello specifico di Fico, dove la società di Oscar Farinetti la fa da padrone: il lavoro e la formazione.
LA FORMAZIONE
È proprio su questo versante che si registrerà la prima contestazione a Fico. Ad organizzarla sono LUBo e gli Studenti Medi Autorganizzati, realtà afferenti all’area dei Disobbedienti, che puntano il dito contro il progetto di Alternanza Scuola Lavoro che si svolgerà nel parco agroalimentare.
Oltre 300mila ore di alternanza scuola-lavoro per circa 20mila studenti di 200 scuole sparse sull’intero territorio italiano. È questo il progetto curato dall’agenzia internazionale Randstad, partner di Fico.
I collettivi faranno controinformazione e metteranno in guardia sul progetto, considerato un modo per sfruttare lavoro gratuito e obbligatorio di studenti delle superiori.
Formalmente, il progetto di Randstad non parla di mansioni lavorative e impiego degli studenti a pelar patate o svolgere il lavoro commerciale previsto a Fico, ma si concentra sulla formazione ai nuovi scenari del mondo del lavoro e all’ideazione di campagne creative.
Toccherà verificare se effettivamente sarà così, ma per Christopher di LUBo, intervenuto ai nostri microfoni, già il fatto che sia un’agenzia interinale ad occuparsi di questo la dice sulla sull’imprinting che vuole essere dato alle giovani generazioni: lavoro precario e pagato male, “in perfetta linea con le politiche dei governi degli ultimi anni”.
ASCOLTA L’INTERVISTA A CHRISTOPHER DI LUBO:
Sul versante della formazione, però, l’Alternanza Scuola Lavoro non è l’unico capitolo che riguarda Fico.
La Regione Emilia Romagna, infatti, ha versato al parco agroalimentare un finanziamento di 400mila euro con risorse provenienti dal Fondo Sociale Europeo, all’interno del Patto per il Lavoro con cui la giunta di Viale Aldo Moro conta di rilanciare l’occupazione lungo la via Emilia.
Quei soldi sono serviti a formare le varie professionalità di chi, poi, effettivamente lavorerà a Fico.
Il problema, come ci conferma Giacomo Stagni, sindacalista della Cgil, è che non c’è un automatismo che vincoli Fico all’assunzione delle persone che hanno seguito la formazione finanziata dalla Regione. Per questo c’è voluto un accordo a margine, voluto dai sindacati, che invitava a pescare da quel bacino e che finora sembra aver dato risultati positivi: di 100 persone che hanno seguito la formazione, 60 sono state contrattualizzate.
IL LAVORO
Già in queste ore, sui social network, circolano testimonianze di baristi e camerieri che finiranno a lavorare a Fico con contratti della durata di uno, due o tre mesi. Contratti precari, dunque.
È ancora Stagni della Cgil a spiegarci cos’è stato fatto sul versante del lavoro: a luglio Cgil, Cisl, Uil, Fico, Comune di Bologna e Legacoop hanno firmato un protocollo sulla tutela dell’occupazione, la qualità del lavoro e la valorizzazione delle relazioni sindacali.
“In pratica – spiega il sindacalista – il protocollo prevede che le assunzioni avvengano attraverso contratti nazionali firmati dalle organizzazioni più rappresentative, quindi si escludono contratti pirata; che venga garantita la tutela dell’occupazione applicando il protocollo sugli appalti del Comune di Bologna, che prevede la clausola sociale in caso di cambi di appalto; che in caso di cambi di stand ci siano forme di tutela occupazionale che Fico dovrà garantire insieme ai sindacati; che vengano garantiti i diritti sindacali, di assemblea e di presenza delle organizzazioni”.
Il protocollo sarà valido per tutti i lavoratori che opereranno nel parco, quindi non solo per i dipendenti di Eataly World.
Quanto alla durata dei contratti, il protocollo rimanda ai contratti nazionali, i quali prevedono tutta una serie di eccezioni che, di fatto, non assicurano il tempo indeterminato.
Un’incognita che, potenzialmente, potrebbero vivere anche alcuni lavoratori di Coop Alleanza 3.0, che non figura direttamente col proprio marchio, ma è presente nella compagine societaria.
L’azienda ha aperto un bando di selezione interna per Fico, ma tra le condizioni previste c’è il licenziamento da Coop e la riassunzione da parte di un’altra società, con contratti potenzialmente peggiorativi, poiché post Jobs Act.
ASCOLTA L’INTERVISTA A GIACOMO STAGNI: