Torna la V edizione della Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro organizzata da Fondazione MAST. L’appuntamento è dal 14 ottobre al 28 novembre 2021, in dieci sedi espositive diverse, dalla sede del MAST di via Speranza 42 ai diversi palazzi storici bolognesi. È possibile accedere alle mostre da martedì a domenica, dalle 10 alle 19.

La biennale di fotografia dialoga con ciò che le sta intorno, si mescola con altre discipline

«Il cibo è un fondamentale indicatore per comprendere le civiltà», esordisce il direttore artistico di Food Francesco Zanot. Dieci luoghi sparsi nell’aera di Bologna ospitano undici esposizioni di fotografia diverse. La Fondazione Mast rinnova l’invito per la Biennale di Foto/Industria, evento totalmente gratuito. Quest’anno al centro delle mostre c’è il FOOD, per «lavorare su un’idea stratificata di cibo», specifica Zanot. Jean Guéhenno ha detto una volta che la storia degli uomini altro non è che la storia della loro fame: così il cibo comincia ad avere implicazioni sociali, politiche, economiche, ambientali, ecologiche, demografiche, filosofiche, etnologiche, per creare delle narrazioni che riguardano ogni persona e coprono circa un secolo.

La fotografia fa da collante: è un mezzo di comunicazione, entra in «dialogo con quello che le sta intorno. Fuori dal suo contesto si mette a confronto con altre discipline, pittura, cinema, etc., e si mescola con il mondo che le sta intorno», ribadisce il direttore artistico. Ando Gilardi è l’eclettico protagonista di Fototeca. È stato un fotografo socialmente impegnato negli anni ‘50, ma anche giornalista, teorico di una storia sociale della fotografia, un medium usato «non solo come un mezzo di espressione artistica, ma anche come strumento di comunicazione, documentazione o per conservare la memoria personale», rettifica Zanot. Gilardi, a partire dal 1959 fonda la Fototeca Storica Nazionale, che conserva 500000 immagini, veicolando l’uso pionieristico di una fotografia con funzioni sociali. Le sue foto sono esposte presso la sede del MAST.

La Biennale ha un respiro internazionale. Oltre agli italiani Maurizio Montagna – con la sua FISHEYE, creata appositamente per l’evento, e dedicata al fiume Sesia e alla sua valle; visitabile presso il Sistema Museale Ateneo, Zoologia – e Lorenzo Vitturi – con Money Must Be Made raccoglie foto di Blogun, immenso mercato di strada di Lagos, in Nigeria, esposta presso Palazzo Pepoli Campogrande –, troverete artisti provenienti da tutto il mondo. Hans Finsler è il padre della fotografia oggettiva degli anni ‘30. Realizza una serie di foto per l’azienda dolciaria Most, e trasforma i dolci di marzapane in opere dalla consistenza scultorea. Lo trovate presso San Giorgio in Poggiale. Jan Groover, americana, ha una formazione da pittrice, per questo nelle sue fotografie, il dialogo con un bolognese rinomato, Giorgio Morandi, è innegabile. Le sue still life sono retrospettive delle più celebri nature morte. Si trova al MAMbo. Mishka Henner, passa dal Belgio, dalla Francia, per giungere in Inghilterra, e con la sua In the Belly of the Beast propone una riflessione sul rapporto tra uomo, animali e tecnologia in un processo instancabile di consumo, digestione e scarto. Lo trovate a Palazzo Zambeccari, presso lo Spazio Carbonesi.

Dal Giappone, Takashi Homma, da sempre interessato al rapporto tra uomo e natura, ne documenta gli esiti. È al Padiglione dell’Esprit Nouveau con M – serie che raccoglie McDonald’s sparsi per il mondo – e Trails – mostra che raccoglie le tracce lasciate dal sangue di cervo dopo la caccia tra le montagne di Hokkaido, che richiamano molto la calligrafia giapponese nella loro eleganza drammatica –. Palazzo Fava ospita Hebert List capace di immortalare attraverso 41 foto la mattanza dei tonni nell’Isola di Favignana nel 1951. Il risultato è appiccicoso e realistico. Vivien Sansour, attivista palestinese, porta avanti un progetto per salvaguardare varietà di semi e protegge le diversità. Palestine Heilroom Seed Library è a Palazzo Boncompagni. Henk Wildschut, fotografo dei Paesi Bassi, è a Palazzo Paltroni con Food, lavoro che testimonia il suo attivismo anche su tematiche che riguardano i riti comunitari e offre uno sguardo sugli allevamenti di animali.

Il 14 ottobre gli artisti saranno presenti nelle sedi espositive per dialogare con il pubblico, e alle 18 parteciperanno a una tavola rotonda con Zanot. Dal 15 al 17 ottobre si possono prenotare visite di un’ora con gli artisti, alle 11 e alle 15. Venerdì 15, alle 18 Vivien Sansour dialoga con Zanot nello spazio della Fondazione, si ripete sabato 16, ma con Takashi Homma. Domenica invece, allo 18 si proietta un documentario su Gilardi presso il MAST. La partecipazione è interamente gratuita, basta ottenere il badge registrandosi e ritirarlo presso le sedi delle mostre, o negli info point.

Maria Luisa Pasqualicchio

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO ZANOT: