Il dibattito alla Camera sul programma di acquisto degli F35 mette in luce le divergenze interne al governo e al Pd. Nonostante i proclami della campagna elettorale, la maggioranza temporeggia per non cancellare il programma. Marcon (Sel): “L’indagine conoscitiva soluzione pilatesca”.
La spesa militare dell’Italia e tutto ciò che si potrebbe fare con quei soldi
Il tema dell’acquisto degli F35, i cacciabombardieri al centro di polemiche e di campagne contrarie alle spese militari, spacca la maggioranza di governo e il Partito Democratico.
Il partito di Epifani ieri si è dovuto misurare con divergenze interne tra chi era favorevole alla cancellazione del programma di acquisto, che riporterebbe 14 miliardi di euro nelle casse dello Stato, e chi invece vorrebbe mantenerlo.
Nella più classica tradizione italiana, il Pd ha trovato una mediazione che comporta il rinvio del programma di pochi mesi e un’indagine conoscitiva sugli F35, che nei mesi scorsi hanno anche evidenziato problemi tecnici.
Se il gruppo del Pd temporeggia, però, il tema rischia di creare profonde spaccature all’interno dell’esecutivo. Tutto nasce da una dichiarazione del ministro per gli Affari Regionali Graziano Delrio (Pd), che ha definito la spesa per i cacciabombarideri “un acquisto senza senso, meglio investire risorse per il lavoro”.
Le dichiarazioni hanno scatenato la reazione del collega e ministro della Difesa Mario Mauro (Pdl), che ha replicato confermando il programma militare.
“La soluzione dell’indagine conoscitiva mi pare un po’ pilatesca – afferma ai nostri microfoni Giulio Marcon, deputato di Sel, promotore della mozione in discussione alla Camera e per anni portavoce della campagna Sbilanciamoci – Un conto è dare il via ad un’indagine che blocchi il programma d’acquisto, un conto è una cosa che lascia tutto com’è e rinvia solamente la discussione. Non siamo d’accordo con questa seconda ipotesi”.