Eyes of a desperate soul è il primo album a nome Gionta di Antonio Francesco Daga, musicista dalle mille influenze. 9 tracce che spaziano dal pop al cantautorato passando per dub, elettronica e tanto altro.

Antonio Francesco Daga, classe 1995, viene da una piccola frazione di Alghero in Sardegna. Inizia ad appassionarsi alla musica e al canto fin da bambino e già pre-adolescente milita in una band hard-rock e successivamente in un progetto di cantautorato classico che prosegue tuttora, insieme al chitarrista Fabrizio Zara.

Il primo lavoro solista arriva nel 2019 con lo peudonimo Antonio F. L’Ep si chiama Space Monkey ed è un album realizzato interamente con la tecnica del vocal looping, ossia sovra-incidere più tracce vocali per costruire un impianto armonico e strumentale completo, caratterizzato solo dalla sua voce.

Dopo l’esperienza maturata con il primo lavoro solista e una pandemia globale che ha immobilizzato il mondo dello spettacolo, molte cose sono cambiate, compreso il suo nome d’arte. Antonio rinasce sotto il nome di Gionta, una parola ricca di valori, ricordi e vita vissuta. Gionta è infatti il cognome del padre, cognome che non ha mai potuto portare e di cui, con questa scelta, Antonio si è riappropriato; per dirlo con le sue parole: “una maniera romantica di prendere il cognome che non ho mai avuto e che dovrei in realtà possedere.”

Eyes of a Desperate Soul è un album ricco di contaminazioni e sperimentazioni, da brani più elettronici e ritmiche dub (The Blackest of Visions, Mental Age) ad incontri con il reggae (The Neverending Follow) , il soul (Asleep, You Were There) attraversando l’elettro pop cantautorale (Lascio, Mother, Regrets) e la musica tribale (Eyes of a Soul). Tutte categorie in cui i brani rientrano restando però sospese tra un genere e l’altro in una continua sperimentazione. Nulla è assoluto in questi brani.

All’interno dell’album si potranno ascoltare anche le chitarre di Antonio Fortunato e il basso di Federico Morittu. Arrangiamenti, mix e master di tutte le canzoni sono di Mattia Uldanck (in arte Matyah), collaboratore fondamentale nella crescita artistica di Gionta.

“A differenza di Space monkeys, dove il viaggio immaginario veniva fatto all’esterno per osservare al meglio gran parte delle dinamiche umane, riflettendo su se stessi ciò che si andava ad imparare, Eyes of a desperate soul è l’immagine che il nostro subconscio presenta a noi stessi e – quasi automaticamente, ma non sempre – agli altri, un viaggio puramente introspettivo per un’anima che ha necessariamente bisogno di rinascere.” (Gionta)

PER ASCOLTARE IL DISCO DELLA SETTIMANA by THE FESTIVAL’S BACKPACK: