Da un lato una riforma della legge 185/90 che rende meno trasparente l’export di armi, dall’altro l’approvazione della missione Aspides nel Mar Rosso, allo scopo di difendere le navi che percorrono rotte commerciali dagli attacchi Houthi.
È un clima bellico quello che si respira in Italia (e non solo) in questo 2024. I due provvedimenti sanciscono ancora una volta il ricorso alla guerra e ai suoi strumenti nella gestione delle relazioni internazionali.
Le scelte di guerra dell’Italia, dalla missione Aspides all’export di armi
Per quanto riguarda l’export di armi, nel gennaio scorso la Rete Italiana Pace e Disarmo ha lanciato l’allarme su quanto stava avvenendo in Parlamento. In particolare, la maggioranza sta mettendo mano alla legge 185/90 che disciplina le esportazioni di armamenti, ponendo paletti e strumenti di controllo. La riforma in via di approvazione, invece, rende meno trasparente il commercio di armi dall’Italia, addirittura cancellando la lista delle banche armate e favorendo così l’industria bellica del Paese.
È per questa ragione che i pacifisti hanno deciso di mobilitarsi e aumentare la pressione contro questa riforma.
Dall’altro lato c’è la missione Aspides nel Mar Rosso, di cui ieri e oggi si vota l’approvazione in Parlamento. Ieri Avs non ha partecipato al voto alla Camera, mentre il M5S si è astenuto. Oggi al Senato i pentastellati hanno presentato una risoluzione, su cui il governo ha dato parere favorevole, che chiede che la missione abbia un esclusivo carattere difensivo.
Una rassicurazione in tal senso è arrivata anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui la missione Aspides «non è diretta contro nessuno, ma a difesa di un principio: la libertà e la sicurezza della navigazione».
Eppure Aspides è una missione militare voluta da Bruxelles nella quale l’Italia si appresta a partecipare. In particolare, l’obiettivo è proteggere le navi soprattutto commerciali che fanno rotta nel Mar Rosso dagli attacchi del gruppo armato yemenita Houthi. Le operazioni militari che potranno essere svolte, secondo la relazione dello stesso Tajani, costituitscono «risposte necessarie e proporzionate e comunque sempre in mare o nello spazio aereo. In nessun caso Aspides potrà essere coinvolta in operazioni sulla terraferma».
Francesco Vignarca, portavoce della Rete Italiana Pace e Disarmo, sottolinea come quando ci sono persone che muoiono, come nel caso della guerra in Yemen, non ci si muove, «anzi si aiuta chi le fa morire» esportando bombe che vengono utilizzate contro la popolazione civile, quando invece sono i commerci che vengono minacciati si mandano subito le armi e i militari.
ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO VIGNARCA: