Prima sul tavolo della giunta, poi nella commissione consigliare. Il dossier sul destino delle ex caserme di Bologna – Sani, Mazzoni e Masini – torna ad essere argomento di discussione dell’Amministrazione comunale. In questi giorni, infatti, si sta discutendo l’accordo di programma per una variazione della pianificazione urbanistica proprio relativa alle ex aree militari.
In particolare, all’esame ci sono due progetti, quello per l’ex caserma Sani e quello per l’ex caserma Mazzoni, e un piano di fattibilità per l’ex caserma Masini.

Ex Caserme, i piani del Comune di Bologna

Il destino delle ex caserme bolognesi è stato spesso dibattuto in città. In alcuni casi, come per l’ex Mazzoni, sono nati dei comitati che contestavano la destinazione d’uso e i progetti dell’Amministrazione con Cassa Depositi e Prestiti per la riqualificazione delle aree, troppo sbilanciati sull’edilizia e su propositi speculativi. Proprio il progetto dell’ex Mazzoni appare ora rimaneggiato, con una riduzione della superficie edificabile e l’aumento del verde pubblico, in particolare attraverso dei giardinetti. Modifiche che il comitato vede con favore, ma non ancora sufficienti.

A prendere la parola sul tema è stata anche Marta Collot, candidata sindaca di Potere al Popolo per le comunali del prossimo autunno, che si scaglia nettamente contro l’operazione. «Le ex-caserme sono una delle principali risorse di Bologna per una città pubblica, non per la speculazione di Merola e Lepore con Cassa Depositi e Prestiti e cooperative del cemento. Proprietà e responsabili politici ed urbanistici dovrebbero essere istituzioni pubbliche e come tali massimizzare spazi e funzioni aperte a tutta la città, invece che equipararsi ai peggiori palazzinari privati».

Collot sottolinea che nei progetti le quantità di edilizia sociale sono minime, mentre non è prevista alcuna casa popolare. Lo stesso verde previsto, secondo la candidata di PaP, è «ad uso e consumo delle nuove costruzioni per aumentarne affitti e vendite e concretizzare così la speculazione nel cassetto che da decenni oppone appetiti di costruttori e immobiliaristi ad visione generale in favore di una Bologna pubblica e popolare».

Al contrario, per Potere al Popolo occorrerebbe una conversione di aree dismesse, incluse le ex caserme, in studentati e centri sportivi e culturali pubblici, ma anche fermare le costruzioni finché tutto lo sfitto non sarà abitato.
A storcere il naso per i pochi spazi pubblici contenuti nel progetto sono stati diversi consiglieri comunali. Quello però che è stato strappato finora è l’utilizzo temporaneo di alcuni spazi finché non cominceranno i cantieri.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARTA COLLOT: