Dominique Velati è morta a Berna, in Svizzera, dopo aver ottenuto il suicidio assistito grazie all’aiuto dei Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni. Ad autodenunciarsi sono Marco Cappato, Mina Welby e Gustavo Fraticelli, che annunciano la disobbedienza civile e chiedono al Parlamento di discutere la legge di iniziativa popolare sul fine-vita.
Dominique Velati, militante radicale e malata terminale di cancro, è morta lo scorso 15 dicembre a Berna in Svizzera, dopo aver ottenuto il suicidio assistito. “Dominique non c’è più, le abbiamo pagato il treno di solo andata“, ha fatto sapere il radicale Marco Cappato, che si è autodenunciato insieme a Mina Welby e Gustavo Fraticelli per aver aiutato la donna a suicidarsi. Gli esponenti dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, denunciando la loro azione, hanno voluto richiamare l’attenzione del Parlamento su un tema, quello dell’eutanasia e del testamento biologico, rispetto al quale è stata depositata una legge di iniziativa popolare, ignorata da oltre due anni.
Ma i Radicali hanno anche annunciato la loro iniziativa di “disobbedienza civile“, attraverso la quale intendono fornire un aiuto, anche finanziario, a chiunque intenda ottenere l’eutanasia all’estero. A questo proposito è stata costituita l’associazione “Sos eutanasia” con apposito conto presso una sede bancaria, finalizzata alla raccolta fondi pubblica per l’iniziativa. “Ci assumiamo le responsabilità, anche giudiziarie, di questo gesto – ha spiegato Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – Aiuteremo anche altre persone come abbiamo fatto con Dominique“.
Un’iniziativa eclatante, che si trova suo malgrado a fare i conti con quegli articoli del Codice penale italiano che prevedono la reclusione fino a 12 anni per chi agevola l’esecuzione di un suicidio in “qualsiasi modo”. “Nel caso in cui si aprisse un provvedimento giudiziario – ha spiegato Cappato, che si è autodenunciato alle Forze dell’ordine – la nostra speranza è che sia occasione per contestare l’applicabilità di queste leggi sulla base si principi superiori costituzionali e di umanità e libertà“.
L’intento è dunque quello di portare l’attenzione su un tema che nelle stanze della politica rimane tabù. La legge depositata in Parlamento prevede proprio che l’articolo del codice penale che punisce l’istigazione al suicidio non sia applicabile nel caso in cui si tratti di malati terminali. “Bisogna parlarne, rendere pubblici questi temi – ha insistito Cappato – ieri ricorreva il nono anniversario della morte di Piergiorgio Welby. Non c’è stato nessun programma di approfondimento su un canale nazionale. Un sondaggio pubblicato un mese fa dice che il 75% degli elettori della Lega è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia, e lo è anche il 52% dei frequentatori assidui della Chiesa. Non è una questione tra laici e cattolici – ha sottolineato Cappato – ma è un problema di capi di partito che ritengono non funzionale ai loro programmi e alle loro alleanze che si discuta, in piena libertà di coscienza, sulla legalizzazione dell’eutanasia e del testamento biologico“.