Da un lato le relazioni politiche pericolose della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con aziende di Big Pharma che boicottano la produzione di vaccini in Africa, dall’altro la stessa Europa che butta 55 milioni di dosi in scadenza invece che donarle al continente africano. Fino alla proroga dei brevetti che arriva da alcuni Stati membri come l’Italia e alla posizione della Commissione stessa contraria alla moratoria in sede Wto. Ancora una volta, più che la fuoriuscita del mondo dalla pandemia, all’Europa sembra interessare più il business delle multinazionali farmaceutiche.

Vaccini, continuano i rapporti “pericolosi” tra von der Leyen e Big Pharma

Dopo la questione del “Delete Gate“, lo scandalo dei messaggini che von der Leyen e il ceo di Pfizer si scambiavano privatamente in vista di un accordo sulle forniture di vaccini, c’è un altro caso che coinvolge la presidente della Commissione europea.
Sul Domani la giornalista Francesca De Benedetti ha ricostruito come von der Leyen abbia disertato la sessione del Parlamento europeo sullo stato di diritto e la democrazia per partecipare in video a “Vaccine equity for Africa“, evento organizzato da BioNTech e dalla fondazione Kenup, che lavora per l’azienda tedesca.

Peccato che proprio BioNTech e Kenup abbiano attivamente boicottato la produzione autonoma di vaccini in Africa, che stavano venendo sviluppati da un progetto che coinvolgeva Oms e Sudafrica, come rivelato recentemente dal British Medical Journal.
Mentre si svolgeva questa opera di boicottaggio, Kenup promuoveva incontri con von der Leyen, ma nel registro di trasparenza delle istituzioni europee Kenup non segnala nessun incontro con la presidente, né von der Leyen ha registrato quegli incontri nella sua agenda.

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L’Europa butta 55mila dosi di vaccini in scadenza

Nel frattempo Oxfam ed Emergency denunciano che entro fine febbraio l’Unione europea butterà 55 milioni di dosi di vaccini anti-Covid in scadenza, ma dall’inizio dell’anno ne ha donate all’Africa appena 30 milioni. Proprio in Africa solo l’11% della popolazione ha ricevuto le prime due dosi e dal 1° gennaio.
La denuncia è arrivata ieri, alla vigilia del summit tra i leader dell’Unione europea e dell’Unione africana, in programma a Bruxelles oggi e domani. Pur essendo la maggior esportatrice di vaccini al mondo, l’Europa per Oxfam ed Emergency «ha dato la priorità alla vendita di dosi prodotte in Europa ai Paesi ricchi, in grado di pagare prezzi esorbitanti facendo prevalere unicamente la logica del profitto delle case farmaceutiche».

La questione dei vaccini e dei relativi brevetti, nel frattempo, continua ad essere al centro del “no” della Commissione europea alla moratoria richiesta da India e Sudafrica e in discussione in sede Wto.
Dopo l’apertura degli Stati Uniti ormai l’anno scorso, il vero grande ostacolo alla sospensione dei brevetti, richiesta a gran voce anche dalla campagna “No profit on pandemic”, rimane la posizione contraria dell’Europa.

Non solo il rifiuto alla moratoria, ma la proroga dei brevetti stessi

«L’Italia, con una decisione dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM), che dipende dal Ministero dello Sviluppo Economico guidato dal ministro Giancarlo Giorgetti, ha prolungato la durata di alcuni brevetti connessi ai vaccini AstraZeneca, Pfizer e Moderna di un ulteriore periodo di monopolio che va dai tre anni e mezzo ai cinque e che si aggiungono ai vent’anni già stabiliti dagli accordi TRIPs sulla proprietà intellettuale definiti all’interno dell’Organizzazione Mondiale del Commercio». La denuncia arriva da Vittorio Agnoletto, che riporta quanto scoperto e segnalato da Lorenzo Cassi, professore associato in Economia alla Sorbona, l’Università Parigi 1.

Alla denuncia è seguita la replica del Mise stesso che «precisa che l’estensione, avvenuta nel corso del 2021 da parte dell’Ufficio italiano Brevetti e Marchi (UIBM), non è stata discrezionale ma il risultato dell’applicazione di un automatismo europeo che riguarda l’industria del farmaco».
Una posizione dubbia, dal momento che l’Inpi, l’ufficio brevetti francese, ha rifiutato di concedere il supplemento di 5 anni.

ASCOLTA L’INTERVISTA A VITTORIO AGNOLETTO: