Al vertice del Consiglio d’Europa l’Ue si presenta in blocchi divisi. L’Italia rivendica gli accordi con Paesi terzi per il blocco dei flussi, il sistema delle relocation è naufragato e sei Stati dell’Europa centrale formano un’alleanza militare anti-rotta balcanica. L’intervista a Giovanni Vale, corrispondente dell’Osservatorio Balcani e Caucaso – Transeuropa.

Il vertice del Consiglio d’Europa, che oggi discute del tema dell’immigrazione, vede un’Ue divisa in blocchi e in disaccordo sulle politiche da adottare. L’unico punto su cui tutti gli Stati membri sembrano trovarsi d’accordo è il contrasto alle migrazioni stesse, ma sugli strumenti da adottare e soprattutto sul tema dell’accoglienza le posizioni sembrano distanti anni luce.
Il sistema delle relocation, l’equa distribuzione dei richiedenti asilo approdati in Italia e Grecia attraverso quote, si è rivelato un sostanziale fallimento. Alla vigilia del vertice odierno sono state promesse sanzioni per quei Paesi che non hanno accolto rifugiati, ma la minaccia di una punizione è un dejà vu cui non è seguito alcun provvedimento.

L’accoglienza, del resto, sembra una questione marginale nell’agenda dei Paesi dell’Unione. Il punto che interessa maggiormente gli Stati europei è lo stop ai flussi. A tutti i costi.
L’Italia si presenta al vertice rivendicando la strategia degli accordi con Paesi terzi per il controllo dei flussi. Per farlo, il nostro Paese guarda soprattutto ai Paesi di transito africani, spesso instabili o dove il rispetto dei diritti umani non è garantito.
Il ministro degli Esteri Angelino Alfano ieri ha spiegato che l’obiettivo italiano è “controllare al meglio la frontiera nord della Libia e aiutare attraverso accordi con i Paesi africani di transito, ad evitare l’ingresso dei migranti che partono dal Corno d’Africa in Libia. Questa è la nostra strategia”.

Nel quadrante europeo, però, esiste un altro blocco che per fronteggiare il fenomeno ha addirittura stipulato un’alleanza militare. In un articolo pubblicato dall’Osservatorio Balcani e CaucasoTranseuropa , il corrispondente Giovanni Vale riporta dell’incontro di lunedì scorso a Praga tra i ministri della Difesa di Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Slovacchia ed Ungheria. L’obiettivo era proprio la creazione di un’alleanza militare contro i migranti.
Da un lato, la mossa sembra una risposta alle sanzioni della Commissione europea contro Ungheria, Polonia e Slovacchia. Dall’altro, però, in caso di una riapertura della rotta balcanica “gli eserciti dei sei paesi dell’Europa centrale si presenteranno assieme ai confini”.

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