“Siamo in una situazione catastrofica: l’unica via d’uscita è la fine delle politiche d’austerità e il rilancio della domanda interna della Germania, che sta attuando politiche mercantilistiche.” Così ai nostri microfoni l’economista Vladimiro Giacchè, nel primo focus sui temi caldi delle elezioni europee.
Il dibattito è in corso da mesi: dobbiamo uscire dall’Euro?. Dopo un lungo periodo nel quale nessuno ha messo in dubbio l’esistenza della moneta unica, sono in molti, alla vigilia delle elezioni europee, ad individuare nell’euro il responsabile principale della situazione nella quale versa la nostra economia.
“L’euro è stato un tema tabù per lunghi anni. C’è stato poco dibattito, e quando se ne è cominciato a discutere, le posizioni assunte erano da tifo calcistico. Ora siamo nella catastrofe, abbiamo perso il 9% del PIL e il 30% degli investimenti, senza contare il crollo della produzione industriale. Sono cifre da tempi di guerra. Se il quadro è questo, l’Euro non farà una bella fine.” dice ai nostri microfoni l‘economista Vladimiro Giacché, che individua come colpevoli della situazione attuale la politica mercantilistica della Germania e le politiche di austerity.
“Ci sono due processi -continua Giacchè- che pregiudicano la stabilità dell’unione monetaria. Il primo è la divergenza delle economie, che si accresce e rende difficile avere una moneta unica, soprattutto per quel che riguarda i tassi d’interesse. Il secondo è la balcanizzazione finanziaria, processo già in atto, per il quale i due paesi creditori dell’Unione Europea, Francia e Germania, riportano “i soldi a casa.”
“A chi conviene-si chiede l’economista- l’area monetaria? E’ falso che il debito pubblico del nostro paese diventerebbe insostenibile, perchè i debiti contratti dallo Stato Italiano devono essere pagati nella moneta italiana, qualunque essa sia. Il problema sarebbe per i nuovi titoli di stato da emettere, per i quali, attuata una conversione 1 a 1 Euro/nuova moneta, con conseguente prevedibile svalutazione, si pagherebbero interessi più alti.”
Giacchè spiaga che l’inflazione generata dalla svalutazione, diminuirebbe il valore reale del debito, mentre, nelle condizioni attuali la deflazione lo incrementa. “L’uscita dall’Euro è un’alternativa che va valutata, anche perchè il 3% del deficit è in realtà uno 0%, visto il pareggio di bilancio in costituzione e, tra un anno, -spiega- ci sarà la necessità di ridurre il debito del 5% all’anno: si parla di manovre da 45 miliardi.”
“Se il problema è il rapporto deficit/Pil, deprimento il Pil si peggiora il rapporto con il debito” afferma Giacchè, imputando questa conseguenza perversa alle politiche del governo Monti, e augurandosi che si possa utilizzare la leva degli investimenti per ricerca, scuola e infrastrutture.
“C’è un’unica possibilità -conclude- per uscire da questa situazione: fine dell’austerità combinata con una politica di rilancio della domanda interna della Germania.”