Per ora c’è un pacchetto di 16 ore di sciopero da fare a sorpresa ma, a meno che l’azienda non faccia marcia indietro, la tensione è destinata a salire.
I sindacati hanno (nuovamente) proclamato lo stato di agitazione all’interno di Coop Alleanza 3.0. Dopo gli scioperi nel periodo natalizio per questioni riguardanti il contratto di lavoro, ora le addette e gli addetti protestano contro la decisione della dirigenza di esternalizzare una parte dell’allestimento nei supermercati facendo ricorso ad agenzie che contraggono enormemente retribuzioni e diritti di lavoratrici e lavoratori.

16 ore di sciopero contro l’esternalizzazione dell’allestimento in Coop Alleanza

Cgil, Cisl e Uil definiscono «incomprensibile» la decisione della cooperativa di esternalizzare parte delle attività di allestimento scaffali a partire dal prossimo mese di aprile. Una decisione che sa tanto di risparmio sulla pelle di lavoratrici e lavoratori.
«La scelta è stata motivata con una maggiore attenzione da parte di clienti e soci da un lato, ma anche con il completamento delle riassunzioni del contratto di espansione che avevamo firmato – osserva ai nostri microfoni Francesco Devicienti della Filcams Cgil di Bologna – Ma quel contratto prevedeva che la forza lavoro fosse in carico a Coop Alleanza».

Dopo la fusione che ha portato alla nascita di Coop Alleanza 3.0, la principale cooperativa del settore della grande distribuzione vive problemi economici. L’ultimo bilancio, quello del 2022 ma comunicato ad aprile 2023, segnava un rosso di 132 milioni di euro. La cooperativa, però, ha sottolineato che gli investimenti pianificati ammontavano a oltre 760 milioni nel piano strategico 2023-2027.
Che le cose non vadano bene, però, è certificato anche da altri elementi, come la campagna di pre-pensionamenti avviata un anno e mezzo fa o la cancellazione delle pause retribuite nell’ultimo contratto integrativo.

La scelta di esternalizzare per i sindacati è gravi anche perché la società a cui Coop Alleanza vuole appaltare l’allestimento dei reparti generi vari non applica il contratto della grande distribuzione, ma un contratto multiservizi. «In quel contratto non sono previste le attività di allestimento e il trattamento economico è molto inferiore – sottolinea il sindacalista – Il rischio è che ci troviamo lavoratori e lavoratrici che fanno lo stesso lavoro, ma in reparti diversi e con retribuzioni diverse. Questo ci preoccupa anche per il futuro».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO DEVICIENTI: