Ogni anno si susseguono notizie sull’aumento delle disuguaglianze, che registrano in sostanza un aumento della ricchezza per chi è già ricco e un aumento del numero di poveri a livello globale. Un trend che è in atto da molto tempo, ma che la pandemia ha assolutamente accelerato, al punto che in appena 20 mesi le dieci persone più ricche del mondo hanno più che raddoppiato la propria ricchezza.
Ciò che non si affronta mai quando sui media si parla di disuguaglianze sono le cause dell’aumento della forbice tra ricchi e poveri, che non è frutto del caso, ma di precisi fattori del nostro modello di sviluppo.

Disuguaglianze, ricchi sempre più ricchi, poveri sempre di più

L’occasione per riflettere su questi temi ci è fornita dall’ultimo rapporto della ong Oxfam, intitolato “La pandemia della disuguaglianza“. Un lavoro vasto, compiuto su scala globale, che registra un’impennata dei profitti per chi già è molto ricco. Dal rapporto, ad esempio, emerge che nei 20 mesi che vanno dal marzo 2020 alla fine del 2021 le 10 persone più ricche del mondo hanno raddoppiato la propria ricchezza, passando da 700 a 1500 miliardi di dollari.
«Solo Jeff Bezos, proprietario di Amazon – racconta ai nostri microfoni Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia – nello stesso intervallo di tempo ha aumentato le proprie ricchezze di 81 miliardi di euro, la stessa cifra che consentirebbe di vaccinare con tre dosi tutto il mondo».

Per contro, dopo una fase fortunata di emancipazione delle persone dalla povertà estrema, durante la pandemia si registrano 163 milioni di poveri in più, cioè di coloro che vivono con 5 dollari al giorno, ma una fetta di questi vive in condizioni di povertà estrema, cioè con meno di due dollari al giorno.
Non è un caso, dunque, se Oxfam ha conteggiato che una persona povera muore ogni 4 secondi per cause connesse alla povertà, come la fame o l’impossibilità di accedere alle cure.

Le cause delle disuguaglianze in Italia

Il rapporto di Oxfam consente anche di fare un’analisi qualitativa del fenomeno. L’aumento della forbice delle disuguaglianze, infatti, non è un fenomeno naturale, ma conseguenza di precisi fattori economici, politici e sociali.
Ai nostri microfoni Petrelli sintetizza in tre cause l’aumento delle disuguaglianze in Italia e tutte riguardano le scelte politiche, nonostante secondo il portavoce di Oxfam gli ultimi due governi abbiano redistribuito risorse per fronteggiare l’emergenza, ma senza toccare i nodi strutturali del problema.

La prima causa viene individuata nel lavoro povero, con il relativo fenomeno dei working poors, cioè persone che, pur avendo un lavoro, non riescono a garantirsi un salario adeguato alla propria sussistenza.
«Noi dobbiamo ripensare il sostegno e le tutele per esempio del lavoro autonomo – sottolinea il portavoce di Oxfam – Il nostro welfare è invecchiato e dovrebbe essere riadeguato e reso moderno secondo la trasformazione del lavoro e delle forme di produzione». Centrali, in questo senso, sono il salario minimo e il contrasto alla precarietà dei contratti (che fa sì che, pur in presenza di un aumento del pil, i posti di lavoro siano precari e durino poche settimane).

La seconda causa dell’aumento delle diseguaglianze è un fisco non progressivo e concentrato sulla tassazione del lavoro. «Non possiamo tassare solo la componente lavoro – osserva Petrelli – Noi consigliamo al governo prossimo di non disincentivare il prelievo fiscale sulle rendite, che sono sostanzialmente patrimonio immobiliare e patrimonio azionario. Negli ultimi trent’anni, non solamente negli ultimi due, noi assistiamo a un fisco sempre meno progressivo che produce a livello globale i dieci paperoni e l’aumento della forbice della diseguaglianza».

Il terzo fattore riguarda il welfare, che dovrebbe tutelare e proteggere i settori più vulnerabili, come i giovani under 35, le donne e gli stranieri, che sono essenziali in diverse filiere.
«Noi riteniamo che questi interventi siano necessari, insieme al miglioramento della qualità del lavoro», rimarca Petrelli, che sottolinea come le innovazioni e l’arrivo del digitale nelle produzioni deve essere accompagnato anche dalla qualificazione dei lavoratori e dalla loro liberazione dal lavoro povero.

Poveri o povere? La componente di genere nelle disuguaglianze

Un altro dato che emerge dal rapporto di Oxfam riguarda la componente di genere nelle disuguaglianze. Le donne sono le più colpite a livello globale e si calcola che durante la pandemia siano stati persi 800 miliardi dal lavoro femminile.
Nei quattro miliardi di persone che svolgevano lavori informali, spazzati via in un giorno dalla pandemia, una grossa fetta era composta da lavoratrici.

In particolare, a gravare sulle donne è l’assenza di reti di protezione sociale, ma anche il peso del lavoro di cura che, in società patriarcali, continua ad essere ricoperto quasi esclusivamente da donne, al punto che per occuparsi dei figli o dei parenti anziani o malati vengono sistematicamente espulse dal mercato del lavoro. Al contempo, in Italia, le donne sono i soggetti che più subiscono fenomeni quali il part-time non volontario.

L’accesso alle cure e la questione dei vaccini

Anche durante la pandemia il mondo ha mostrato chiaramente una grossa disparità nell’accesso alle cure e ciò è dovuto essenzialmente alle scelte politiche dei Paesi ricchi, come è avvenuto per ciò che riguarda i vaccini anti-Covid.
Al punto che Oxfam parla di “apartheid vaccinale” dal momento che fuori dai Paesi industrializzati la quota di persone vaccinate raggiunge appena il 5%.
Ciò rimanda direttamente alla questione dei brevetti sui vaccini e alla richiesta di sospensione avanzata da Sudafrica e India.

«La sospensione dei brevetti, con pochi miliardi di dollari, avrebbero potuto facilitare un accesso ai vaccini – conclude il portavoce di Oxfam – L’Imperial College, che è uno degli istituti scientifici più seri, ha calcolato che si potrebbero creare cento siti nel mondo, anche in Africa e in Asia, dove sarebbe produrre il vaccino, distribuendolo più rapidamente in modo da garantire a tutti il diritto alla vita e la possibilità di vivere in un mondo più sicuro, ma anche più mobile e più percorribile».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO PETRELLI: