Si è concluso il primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Come da aspettative, a finire al ballottaggio saranno il presidente uscente Emmanuel Macron (27,6%) e la sfidante di destra Marine Le Pen (23,4%), ma l’analisi del voto rivela tendenze e dettagli assai più interessanti del mero passaggio al secondo turno, che si terrà il 24 aprile.
Nonostante i sondaggi diano per certa la conferma di Macron, ci sono elementi che portano a pensare che non tutto sia deciso.

Francia, cosa ci dicono le elezioni presidenziali

«Al primo posto, così come dicono tutti i sondaggi da cinque anni a questa parte, c’è il presidente uscente Emmanuel Macron – osserva ai nostri microfoni Lorenzo Battisti, che si trova in Francia – e bisogna osservare che ha problemi di numeri in percentuale».
Per Battisti, però, sono il secondo e il terzo posto, occupati rispettivamente da Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, ad indicare una prima tendenza di questa tornata elettorale: «I loro passi avanti elettorali sono determinati dalla collera suscitata dalle riforme di Macron – spiega l’inviato – Chi si è opposto, chi non è stato ascoltato, chi è stato anche in qualche modo ignorato dal presidente, ha fatto un voto di protesta verso i due candidati».

Il secondo elemento uscito dal voto è la crisi profonda dei partiti storici francesi, con i Verdi, i Socialisti e i Comunisti che non riescono più a superare la soglia del 5%.
Questo porta a pensare ad un voto utile generale, che cambia anche le modalità di voto in Francia. «Fino a queste elezioni si diceva che in Francia al primo turno si sceglieva il proprio candidato, quindi ognuno era libero di votare il candidato che era più vicino al proprio orientamento, mentre al secondo turno “si elimina”, cioè si vota contro quello più distante – osserva Battisti – Questa dinamica in questa tornata elettorale è saltata».

In particolare, da una prima analisi del voto, appare che molti voti socialisti o della destra moderata siano andati a Macron, che i voti di sinistra siano andati a Mélenchon e che molti voti dell’estrema destra siano andati a Le Pen.
«Bisogna dire – aggiunge l’inviato – che in questa campagna elettorale si è registrato lo spostamento a destra della destra moderata verso quella estrema, in particolare per quanto riguarda i temi, soprattutto quelli razziali».

Cosa dobbiamo aspettarci dal ballottaggio

Il prossimo 24 aprile si terrà il secondo turno delle elezioni presidenziali, con il ballottaggio tra Macron e Le Pen. Nonostante il significativo distacco tra il presidente uscente e la sfidande i giochi potrebbero non essere chiusi.
I sondaggi che stanno già circolando sul ballottaggio danno Macron tra il 51 e il 54%, mentre Le Pen tra il 46 e il 49%.
«Se guardiamo gli inviti a votare per il secondo turno – evidenzia Battisti – tutti i partiti cosiddetti repubblicani stanno invitando a votare per Macron, cioè la destra moderata, i socialisti, i verdi e i comunisti. Mélenchon ha invitato a non dare un voto a Le Pen».

Secondo l’inviato quello di Mélenchon, la cui forza elettorale può determinare il vincitore, è un messaggio ambiguo, perché non esclude la possibilità di votare scheda bianca. E se si osservano i sondaggi sul suo elettorato, riporta l’inviato, «si vede che questo è spaccato in tre parti: un terzo intende votare per Macron, pur non condividendone in alcun modo il programma, un terzo decide di astenersi e un terzo decide più o meno di sostenere Marine Le Pen. I risultati del secondo turno sono tutt’altro che decisi e li sapremo fra due settimane».

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