Mentre la campagna elettorale per le elezioni europee volge al termine, il Portico della Pace di Bologna lancia una sfida ai candidati della circoscrizione nord-est: affrontare seriamente il tema della pace e del disarmo. In una lettera aperta la rete di realtà pacifiste e nonviolente chiede agli aspiranti europarlamentari di esprimersi su una serie di questioni cruciali riguardanti le politiche di difesa e spesa militare dell’Unione Europea e dell’Italia.
«La sfida è quella di chiedere qual è la visione complessiva di Europa – spiega ai nostri microfoni Alberto Zucchero, portavoce del Portico della Pace – qual è l’idea organica di una politica europea che affronti il tema della pace e della guerra, che piano piano sta entrando nel continente».

Le domande su pace e disarmo ai candidati per le elezioni europee

La lettera inizia ricordando l’importanza di una politica europea di pace e disarmo, in linea con i principi su cui si fonda l’Unione Europea, nata dalle ceneri di due guerre mondiali che causarono 80 milioni di morti. Si sottolinea inoltre il monito della Costituzione italiana, che “ripudia la guerra”, e si chiede ai candidati di chiarire le loro posizioni sull’esercito e la spesa militare, in un contesto in cui la difesa della patria può essere attuata anche in modo nonviolento, come previsto dalla legge del 1972 sul servizio civile.

Il Portico della Pace pone otto domande ai candidati, chiedendo risposte che verranno rese pubbliche il 3 giugno in piazza Nettuno a Bologna. Tra le questioni sollevate, si chiede quale modello di difesa i candidati intendano sostenere: un modello basato su ingenti risorse destinate agli arsenali e alle truppe, o un modello che investa nella spesa sociale, nella sanità e nell’istruzione, promuovendo la difesa civile non armata e i Corpi civili di pace?
I pacifisti esprimono anche preoccupazione per le recenti aperture del governo sulla reintroduzione della leva obbligatoria come momento educativo per tutti, chiedendo ai candidati di esprimere la loro opinione in merito. In un contesto di crescenti spese militari mondiali e italiane, il Portico della Pace si dichiara contrario al ritorno della leva obbligatoria e annuncia che, se ciò avverrà, eserciterà il diritto di obiezione di coscienza.

Tra le proposte avanzate, i pacifisti suggeriscono la diffusione degli assessorati alla Pace e il rafforzamento della diplomazia dal basso, a sostegno dei processi di mediazione e pacificazione. Viene inoltre chiesto ai candidati se sosterranno l’istituzione di un Ministero della Pace in Italia e di un Commissario alla Pace nell’Unione Europea, strumenti considerati cruciali per organizzare la pace in modo efficace.
Altro tema enorme è quello del boom delle spese militari e i profitti delle imprese produttrici di armi. Infine, si chiede un impegno concreto per far aderire l’Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari, sottolineando il rischio di una possibile catastrofe nucleare all’orizzonte.

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