Dopo il caso delle scuole Besta nel parco Don Bosco, la politica comunale del taglio di alberi per la costruzione di nuove scuole vede sollevarsi ancora una protesta. Il “nuovo” fronte si trova nel giardino Acerbi, nel quartiere Savena, dove nella notte tra il 16 e il 17 maggio sono entrate in azione le motoseghe per tagliare alcuni tigli ed evitare così, dato l’orario notturno, le proteste della cittadinanza.
«In realtà noi abbiamo cominciato prima del Comitato Besta – spiega ai nostri microfoni Luciano Podestà, portavoce del Comitato Cavazzoni – perché è dal 2021 che va avanti questa vicenda».
Il Comitato Cavazzoni presenterà un esposto per l’abbattimento notturno nel giardino Acerbi
Tutto nasce con il progetto di costruzione di un nuovo asilo nido al posto di quello esistente, il nido Cavazzoni. Fin dal principio i cittadini della zona hanno contestato l’idea di non procedere con la ristrutturazione dell’edificio esistente ma di realizzarne uno ex novo. A maggior ragione perché per costruire un nuovo nido si sarebbero dovuti sacrificare degli alberi, in particolare dei tigli.
«Abbiamo presentato ben sei ipotesi alternative – sottolinea Podestà – ma col Comune non c’è mai stata la possibilità di ragionare sulle cose, loro arrivavano con i progetti e noi potevamo solo ascoltare».
Il portavoce del Comitato Cavazzoni ammette un errore fatto nel giugno dell’anno scorso, quando l’Amministrazione si presentò con una proposta alternativa a quella originaria. «Alla riunione eravamo in quattro e gli altri tre approvarono la modifica – riporta l’esponente del comitato – È per questo che l’assessore Daniele Ara e il sindaco Matteo Lepore affermano che c’è l’accordo dei cittadini sul progetto».
In realtà l’opposizione al progetto da parte della cittadinanza è ancora viva e, anche sul clamore della protesta per le Besta, si sta rinsaldando.
Non solo: ad aver riacceso gli animi è stato quanto accaduto nella notte tra il 16 e il 17 maggio scorso, quando alcuni operai sono arrivati di notte e hanno iniziato ad abbattere tigli alle quattro del mattino. «Le persone si sono svegliate di soprassalto – racconta Podestà – Forse si immaginavano che agendo di notte non ci sarebbero state contestazioni, ma le persone sono scese in strada subito, anche in pigiama».
In merito a quell’episodio il Comitato Cavazzoni ha annunciato che presenterà un esposto, perché le irregolarità evidenziate sono molteplici. Oltre al disturbo della quiete pubblica, non c’è stata nessuna comunicazione sull’avvio del cantiere e l’area dell’abbattimento non era delimitata né messa in sicurezza, tant’è che «un albero stava cadendo sulla strada e gli operai sono dovuti correre per spingerlo da un’altra parte».
L’assenza di un reale confronto con l’Amministrazione resta il punto su cui il comitato batte più forte. In particolare, secondo gli esponenti, il Comune non ha mai voluto prendere in considerazione ipotesi alternative che non prevedano l’abbattimento degli alberi e la ristrutturazione dell’edificio esistente.
«Poi ora c’è questa follia del Pnrr», aggiunge Podestà. In particolare, i bandi del Pnrr per avere accesso a fondi prevedono che i vecchi edifici debbano essere demoliti e che debbano essere costruiti degli stabili nuovi. Una “follia” perché porta a costi maggiori e a consumo di suolo.
ASCOLTA L’INTERVISTA A LUCIANO PODESTÀ: