“Eat” come mangiare, “ethical” come etico. Nasce a Bologna il portale web che segnala, attraverso la geolocalizzazione, aziende agricole, ristoranti e mercati in cui cibarsi senza alimentare lo sfruttamento o l’impatto ecologico sul pianeta.

Una piattaforma virtuale per tradurre concretamente un’idea di alternativa al consumo. È “Eathical.it “, un portale che al tempo stesso una guida ed una mappa per quanti vogliono cibarsi senza che i loro consumi alimentino lo sfruttamento.
Nell’anno di Expo e nella città di Fico, nasce un progetto che propone una visione diversa del cibo, scevra da sofisticazioni di marketing e attenta all’impatto ecologico che la produzione e consumo hanno.
Nel manifesto dell’iniziativa si legge che lo scopo è quello di “usare la rete, come spazio al contempo sociale-reale e virtuale” per “mettere in rete sovranità alimentare, tutela della biodiversità e lotta all’inquinamento”. In altre parole: trasformare gli stili di vita in senso ecologico e sostenibile.

Il sito offre un servizio di geolocalizzazione su mappa, capace di dare informazioni rispetto ad ogni singolo prodotto, ricostruendo sia il luogo d’origine che quello dove può essere trasformato, acquistato o consumato. Il tutto con un’attenzione particolare al calcolo dell’impronta ecologica, così da mettere gli utenti dinanzi al rapporto diretto con l’inquinamento che produce ogni azione umana, anche un semplice spostamento.
Sul portale, dunque, si possono trovare produttori, ristoranti, gas e mercati: tutte le attività che coinvolgono i prodotti naturali e biologici.
Non ci sarà spazio, invece, per tutti coloro che usano il marchio del biologico per arrivare alla grande distribuzione e, di conseguenza, prodotti della Grande Distribuzione Organizzata.

Centrale, nel progetto, è il rapporto tra il produttore e il consumatore. La redazione di Eatichal, infatti, farà visita in ciascuna azienda o locale, verificando che vengano rispettati i criteri prefissati. Tutte le informazioni raccolte durante la visita compariranno sul sito e saranno divise in 4 macro-aeree: buone pratiche (riciclo, economia solidale, impegno sociale, azienda micro, energie rinnovabili etc), descrizione azienda (superficie, prodotti etc), garanzia descrizione (fotogallery, video, biografie etc) e contatti (indirizzi, mail etc).
Al tempo stesso, il sito non vuole ospitare pubblicità, ma si finanzierà attraverso il contributo delle attività che decideranno di utilizzare i suoi servizi.

“Abbiamo scelto come nostro simbolo l’amaranto – spiega Domenico, una delle anime del progetto – Una pianta infestante, ma che per anni ha condotto una resistenza  naturale contro le coltivazioni ogm, contro la Monsanto e i suoi campi di soia transgenica, in quanto è l’unica pianta che riesce a resistere al potente erbicida Roundup”.
Già nel nome, dunque, composto da “eat” come mangiare ed “ethical” come etico, si mette in campo uno strumento per i tanti che si sono posti il problema dell’impatto del proprio consumo, ma che si sono sempre lamentati dell’impossibilità di conoscere tutta la storia di ciascun prodotto.