Eccolo l’ennesimo giro di vite sui diritti dei migranti. Alla vigilia della festa della Liberazione dalla dittatura fascista, il governo celebra un altro successo da dare in pasto al proprio elettorato famelico di rivendicazioni identitarie. Il decreto legge approvato dal governo a Cutro, a due passi dai cadaveri ancora caldi dei migranti morti in mare, ha superato lo scoglio della votazione in Senato e si appresta a fare lo stesso alla Camera.
Il testo, oltre a contenere notevoli restrizioni in ambito sanitario, limita a pochissimi casi i permessi di soggiorno per protezione speciale e ne impedisce la conversione in permesso per lavoro. Le migliaia di persone coinvolte, già pienamente inserite nella nostra società, non rientreranno certo nei loro paesi d’origine, ma andranno ad alimentare l’esercito dei clandestini, nuovi schiavi sfruttati, in balia della malavita nostrana.
Alla recente Assemblea nazionale dell’Associazione “Avvocato di strada” si è discusso anche di questo e di quali possibili azioni legali sarà possibile intraprendere per contrastare il provvedimento. Abbiamo chiesto lumi ad Antonio Mumolo, della Direzione nazionale PD, tra i fondatori dell’Associazione. Di seguito l’intervista.