Sono trascorse ormai due settimane dall’inizio dell’occupazione di “Casa Vacante”, lo stabile di proprietà di Asp in via Capo di Lucca, vuoto da anni, in cui sono entrati attivisti e attiviste di LUna. E in questi quattordici giorni, sia nella nuova occupazione che attorno al tema della casa di cose ne sono successe. A partire da un risveglio delle istituzioni, Alma Mater in primis, che iniziano a rendersi conto della gravità del problema dell’accesso alla casa, in particolare per studentesse e studenti.

L’occupazione di Casa Vacante compie due settimane

«In queste due settimane si sono unite a noi altre sei persone», racconta ai nostri microfoni Luca di Casa Vacante nel fare un bilancio di questo primo periodo di occupazione. L’attivista aggiunge che all’interno dello stabile si sta pensando a come ricavare ulteriori spazi per ospitare altre persone che vivono il problema abitativo.
Ma nelle due settimane c’è stato spazio anche per impostare un lavoro politico, a partire dagli incontri e dagli eventi che si sono già svolti all’interno di Casa Vacante. Tra questi, “La città negata: quali ricadute sulla salute mentale?“, anche per fare da contronarrazione ad un incontro alla Tettoia Nervi che continuava a dipingere Bologna come una città accogliente, o un approfondimento su come si è generata la crisi abitativa in città e l’incapacità del pubblico di orientare i processi di trasformazione della città stessa.

Oltre agli incontri, Casa Vacante si è resa protagonista anche di una contestazione nel corso del rebranding dello Student Hotel, che ora si chiama “Social Hub”. Il costoso studentato di un fondo finanziario olandese cerca di mostrarsi attento al sociale, ma gli occupanti hanno ricordato la sua genesi nella struttura, l’ex-Telecom, in cui centinaia di persone avevano trovato un tetto grazie ad un’occupazione.
«Loro volevano mostrare l’impatto sociale che hanno nel quartiere – osserva Luca – Si chiamano Social Hub adesso perché sono vicini alla comunità locale, sono ibridi e tutte queste belle parole, e noi abbiamo voluto mostrare il reale impatto sociale che hanno».

In queste prime due settimane di occupazione, però, Casa Vacante ha fatto anche un po’ di inchiesta sociale. Ad esempio analizzando cosa accade nei dintorni dell’occupazione, in via Capo di Lucca.
In particolare, a pochi passi dallo stabile occupato si trova un appartamento Airbnb gestito da Wonderful Italy, che ne detiene 107 in città, affittato 24 notti su 365 l’anno scorso a 311 euro a notte. «Ce ne sono anche altri a 200-250 euro a notte – aggiunge l’attivista – Molti sono detenuti dallo stesso gestore. Quindi capiamo bene l’impatto che hanno nel togliere spazi a chi la città la vive nel medio e lungo periodo».

Comune e Alma Mater, le prese di posizione in città

Nel corso del bilancio del primo anno di mandato, ieri il sindaco Matteo Lepore è intervenuto anche sul tema della casa, uno dei nodi irrisolti più grandi in città. Lepore ha rivendicato l’aumento dei fondi per il sostegno all’affitto e ha sostenuto che parte del problema è generato anche dall’attrattività che Bologna oggi avrebbe nel panorama italiano, con un conseguente aumento della domanda di alloggi.
Il primo cittadino ha anche affermato che è arrivato il momento di costruire nuove case, a partire da terreni già urbanizzati, e si è rivolto al governo nazionale per un piano più complessivo.

Se il costo degli affitti è sicuramente il primo dei problemi, con dinamiche speculative che hanno creato una spirale ascendente, il problema sta anche nel meccanismo di domanda e offerta. Se la disponibilità di alloggi è minore perché molti sono finiti nel mercato delle locazioni turistiche, inevitabilmente i prezzi salgono anche per le case rimaste sul mercato dell’affitto tradizionale.
«Il problema ora non riguarda più solo le fasce più povere della popolazione – osserva Luca – ma anche una fetta che aveva un po’ più di disponibilità economica».

Giusto ieri, però, per la prima volta ha preso la parola anche l’Università di Bologna. Con la ripresa delle lezioni al 100% in presenza, anche l’Alma Mater si è resa conto delle difficoltà che studentesse e studenti fuori sede stanno vivendo nella ricerca di un alloggio.
«Se lasceremo crescere in questa maniera lo short rent è chiaro che i nostri studenti avranno sempre più difficoltà a trovare casa», ha dichiarato il delegato agli studenti dell’Alma Mater Federico Condello. Oltre agli affitti brevi, però, per l’Unibo rappresentano un problema anche i molti alloggi sfitti.
«Che l’Università si sia esposta è un passo avanti – commenta l’occupante – speriamo che non sia l’unico che faranno. Noi siamo disponibili a confrontarci con chiunque voglia affrontare il problema in modo serio e positivo».

ASCOLTA L’INTERVISTA A LUCA: