Sono trascorsi ormai due mesi da quanto l’Iran è tornato in subbuglio. Tutto è scaturito dalla morte di Mahsa Amini, la giovane di origine curda morta in seguito al ferma della polizia morale perché non indossava correttamente il velo.
La morte di Mahsa sembra essere stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, aprendo una vera e propria rivolta al grido di “Vita, donna, libertà” in moltissime città del Paese, a cui le autorità iraniane hanno reagito con una grande repressione.

Le donne iraniane in rivolta: un bilancio a due mesi dall’inizio delle proteste

Dall’inizio delle proteste, secondo l’agenzia di stampa Hrana sono 336 i manifestanti uccisi dalle forze dell’ordine, 52 dei quali minorenni. Ammonta a 39, invece, il numero degli agenti morti. Oltre 15mila sono invece i manifestanti arrestati e detenuti, mentre una corte di Teheran ha emesso la prima condanna a morte per un manifestante che ha partecipato alle proteste.
A due mesi dallo scoppio della rivolta delle donne iraniane, affiancate da giovani, lavoratori e importanti segmenti della società civile, abbiamo fatto un bilancio insieme a Giuseppe Acconcia, giornalista ed esperto di Medioriente.

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