La recente conversione in legge del ‘decreto bollette’ (legge 56/2023) ha sollevato interrogativi sulla natura della collaborazione tra medici specializzandi e enti senza scopo di lucro che si occupano della raccolta di sangue ed emocomponenti. La legge ha introdotto la possibilità per i medici in formazione di partecipare a tali attività, ma la sua formulazione ambigua ha generato incertezza riguardo alla retribuzione e all’efficacia della copertura assicurativa offerta dalle associazioni ai medici specializzandi (sembra che comunque sia necessaria la stipula di un’assicurazione medici specializzandi da parte dei singoli per coprire eventuali rivalse o eventuali richieste extracontrattuali da parte dei danneggiati) di questa collaborazione. In questa sezione, esamineremo la normativa attuale e le prime esperienze di collaborazione retribuita tra medici specializzandi e associazioni di raccolta sangue.

Ambiguità nella normativa

La legge 56/2023 ha istituito la possibilità di una “collaborazione volontaria e occasionale, con contratto libero-professionale” tra medici specializzandi e enti senza scopo di lucro. Tuttavia, la sua interpretazione non è chiara, e la domanda cruciale è se questa collaborazione debba essere retribuita o effettuata a titolo gratuito. Il presidente nazionale dell’Avis, Gianpietro Briola, che ha confermato che i primi medici specializzandi hanno già iniziato a collaborare, ricevendo compensi che variano da 30 a 55 euro lordi l’ora.

Le prime esperienze di collaborazione retribuita

Il presidente dell’Avis, Briola, ha sottolineato che la legge permette questa opportunità fino alla fine del 2025, come misura transitoria e sperimentale. Dalla fine di novembre 2023, l’attività di volontariato dei medici specializzandi all’interno dei centri di raccolta è diventata ufficiale grazie a un provvedimento firmato dai dicasteri della Salute e dell’Università e ricerca. Questo provvedimento disciplina l’attività di raccolta sangue e plasma sia per gli specializzandi sia per le associazioni coinvolte nel sistema sangue.

La situazione attuale e i rischi emersi

Secondo la legge, i medici specializzandi devono comunicare alla propria scuola il periodo di collaborazione, le ore effettuate e le informazioni ritenute utili per la verifica degli obblighi formativi. Il provvedimento specifica anche la compatibilità tra attività di volontariato e corso di formazione in attività di raccolta di sangue ed emocomponenti.

Allarme sangue: la situazione attuale

Nonostante le iniziative positive, un’allerta è stata lanciata riguardo ai cambiamenti proposti dal governo. Il decreto dei ministeri di Economia, Salute e Università prevede che i medici specializzandi lavorino “a titolo gratuito e volontario”. Questa decisione ha suscitato preoccupazioni tra le associazioni dei donatori e gli operatori dei centri di raccolta, che temono una significativa diminuzione della disponibilità di medici specializzandi.

Le conseguenze sull’autosufficienza e la raccolta di plasma

L’avvocato Giovanni Musso, presidente dell’associazione donatori Fidas, ha evidenziato che molte regioni, tra cui Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, basano le loro attività sulla convenzione con i medici specializzandi. Senza compensazione economica, si rischia di perdere una parte significativa della raccolta di sangue, creando gravi problemi soprattutto riguardo al plasma.

Dipendenza dal mercato internazionale

La mancanza di retribuzione per i medici specializzandi potrebbe costringere l’Italia a dipendere dal mercato internazionale per acquisire medicinali plasmaderivati. Nel 2022, sono stati raccolti circa 14,2 kg di plasma per ogni 1.000 abitanti, una cifra inferiore all’autosufficienza, che si attesta sui 18 kg. Le stime del Centro nazionale sangue indicano una spesa notevole per l’acquisto all’estero di immunoglobuline e albumina.

In conclusione, la questione delle donazioni di sangue è attualmente a rischio a causa della controversa decisione di far lavorare i medici specializzandi “a titolo gratuito e volontario”. Questo potrebbe compromettere la raccolta di sangue in molti centri, mettendo a repentaglio l’autosufficienza e costringendo il Paese a dipendere dalle forniture internazionali di plasmaderivati. La situazione richiede un riesame attento delle decisioni governative al fine di preservare la vitalità del sistema di raccolta di sangue ed emocomponenti in Italia.