Hanno partecipato al primo sciopero globale per il clima lo scorso 15 marzo e, dal 24 maggio ad oggi, hanno dato vita agli appuntamenti del venerdì. Domani saranno di nuovo in piazza per partecipare alla #WeekForFuture , in attesa dell’assemblea nazionale di Napoli della settimana prossima.
Le studentesse e gli studenti del movimento #FridayForFuture tornano a farsi sentire anche in Italia, continuando a rivendicare misure urgenti contro i cambiamenti climatici, ma anche declinando la loro battaglia sul piano territoriale e rispondendo alle critiche o ai tentativi di strumentalizzazione.
“Quello che chiediamo è sempre una riconversione ecologica del sistema produttivo entro il 2030 – spiega ai nostri microfoni uno dei portavoce, Davide Ramelli – ma anche finanziamenti all’istruzione pubblica e alla ricerca, che deve essere svincolata da interessi di multinazionali o aziende che fanno business con le fonti fossili“.
Il riferimento implicito è al ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, che nei giorni scorsi ha diramato una circolare con cui invitava i dirigenti scolastici a “giustificare” studentesse e studenti che parteciperanno allo sciopero.
“Per fare alcuni esempi – continua Ramelli – a Bologna l’Università ha fatto un accordo con Eni, mentre il Miur ha fatto accordi con multinazionali che distruggono il pianeta per l’alternanza scuola-lavoro. O ancora: vengono costruiti corsi di laurea con soggetti privati portatori di interesse in questo senso”.
Pur apprezzando la circolare, gli attivisti del movimento si aspettano atti concreti e affermano che torneranno in piazza finché non si vedranno i fatti.
“È evidente a tutti che la politica sta cercando in tutti i modi di strumentalizzare il movimento – continua il portavoce di #FridayForFuture – basti vedere la discussione di Zingaretti e Di Maio sul Green New Deal. Ma a noi non bastano le belle parole, aspettiamo i fatti e sappiamo che i partiti spesso rispondono ad interessi particolari”.
Un cambio di sistema, dunque, che deve avere il coraggio di scontentare le vecchie lobby in favore di un interesse più nobile, quello del salvataggio del pianeta.
Anche su scala locale il movimento ha le sue rivendicazioni. “A Tper chiediamo un trasporto pubblico ecologico – sottolinea Ramelli – in un orizzonte di gratuità, per cui contestiamo le ultime politiche di innalzamento del costo dei biglietti. Siamo contrari anche al Passante Nord, che porterà più traffico e inquinamento in una città che, secondo i report di Aria Pesa, ha già una qualità dell’aria bassa. Siamo contro anche alla cementificazione dei Prati di Caprara, che sono il polmone della città e uno spazio unico per la biodiversità”.
Proprio nei giorni scorsi le amministrazioni locali, dal Comune alla Regione, sono state al centro delle critiche da parte delle associazioni ambientaliste “tradizionali”. Al presidente uscente Stefano Bonaccini, in particolare, viene contestata la volontà di procedere con la realizzazione di nuove strade e infrastrutture per il traffico su gomma: misure che vanno nella direzione opposta a quella indicata dal movimento ecologista, che a parole il Pd dice di sostenere.
La manifestazione di domani di #FridayForFuture Bologna partirà alle 9.30 da piazza San Francesco e, dopo aver attraversato via Marconi, i viali e via Belle Arti, si concluderà in piazza Verdi.
ASCOLTA L’INTERVISTA A DAVIDE RAMELLI: