Stasera al Cinema Galliera verrà proiettato “9 Doigts (9 Dita)”, l’ultimo thriller post-apocalittico e post-punk di F.J. Ossang. Il film ha vinto il premio per la miglior regia al Festival di Locarno ed è distribuito da Rodaggio Film e Reading Bloom. Una chiacchierata con il regista.

9 Doigts: La nostra recensione

È notte. In una stazione ferroviaria Magloire fugge un controllo di polizia. Giunto sulla spiaggia di un mare infernale, un uomo morente gli affida una grossa somma. Braccato da una banda criminale, viene fatto prigioniero e costretto alla complicità. Con loro Magloire si imbarca su un sinistro bastimento carico di materiale radioattivo, in rotta verso un luogo impossibile, l’enorme isola mobile di rifiuti plastici formata dalle correnti dell’Oceano Pacifico. Come in un vascello fantasma qualcuno cade gravemente malato, tra i passeggeri serpeggia la paranoia. Un viaggio all’inferno, in cui Magloire non ha nulla da perdere.

È questa la sinossi di “9 Doits (9 Dita)”, il quinto lungometraggio del regista francese F.J. Ossang, che verrà proiettato stasera, alle 21.30, al Cinema Galliera.
Distribuito da Rodaggio Film e Reading Bloom, il thriller post-apocalittico e post-punk di Ossang è il primo a sbarcare nel nostro Paese, nonostante i riconoscimenti internazionali al regista non siano mancati. La pellicola, infatti, si è aggiudicata il premio per la miglior regia sia al Festival di Locarno che al Bfi del Regno Unito, ma è stata premiata anche in Canada, Torino, Monaco, Istanbul, Taipei e in Argentina ed India.

Il regista è venuto a trovarci negli studi di via Zanardi e abbiamo discusso del film, della metafora catastrofista che rappresenta, ma anche del punk, della collaborazione di Ossang con Joe Strummer e di come quel genere sia una chiave di lettura del Novecento.

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Ai nostri microfoni Silva Fedrigo di Rodaggio Film ha spiegato perché hanno scelto di distribuire in Italia Ossang, un regista che mescola in modo vincente la tecnica del cinema delle origini, fatta di bianco e nero e pellicola 35 mm, a contenuti sperimentali e in una certa misura rivoluzionari.
Un cinema difficile, di nicchia, che può arrivare ad un pubblico ampio solo grazie alla disponibilità di sale come il Cinema Galliera, che a Bologna offre una programmazione che non tralascia la sperimentazione e spesso si allontana dal mainstream.

ASCOLTA L’INTERVISTA A SILVA FEDRIGO: