La recrudescenza del conflitto a Gaza dopo i quattro giorni di tregua sta facendo salire drammaticamente il bilancio delle vittime palestinesi. Al punto che l‘Onu descrive la situazione come apocalittica. Dall’inizio del conflitto sono 15mila i morti nella Striscia di Gaza, una cifra confermata anche dall’esercito israeliano che parla di due civili uccisi ogni combattente di Hamas.
Gli attacchi dell’esercito israeliano nel sud sovraffollato della Striscia, dove era stata fatta evacuare la popolazione del nord, rendono quel pezzo di territorio una trappola mortale e la carneficina di queste ultime ore lo dimostra.

Gaza, l’assemblea del mondo accademico sul ruolo dell’Università nel conflitto

Dopo aver lanciato un appello per il cessate il fuoco a Gaza e dopo aver chiesto (invano) a Rettore e Senato Accademico di prendere posizione in solidarietà con i civili palestinesi e di sospendere le collaborazioni con Israele, il gruppo di docenti dell’Università di Bologna, insieme a studentesse e studenti e lavoratrici e lavoratori amministrativi dell’Ateneo, organizzano per giovedì prossimo, 7 dicembre, un’assemblea pubblica per confrontarsi sulle iniziative accademiche di solidarietà con il popolo palestinese, a partire dalla rischiesta dei 600 firmatari della petizione per il cessate il fuoco a Gaza.

Durante l’assemblea, che si svolgerà alle ore 17.00 nell’Aula C di via San Petronio Vecchio 22, ci sarà il collegamento con l’Università palestinese di Birzeit, allo scopo di avere aggiornamenti dai territori occupati.
Al centro del dibattito, come spiega ai nostri microfoni Francesca Biancani, docente dell’Università di Bologna e una delle promotrici dell’appello, c’è anche la riflessione sul ruolo stesso che l’Università debba avere, in particolare rispetto ai progetti di ricerca con l’industria bellica.
«Ci sono posizioni che invocano il tema della neutralità accademica – osserva la docente – ci sono posizioni invece che invocano la necessità di decostruire l’accademia come torre d’avorio e ritengono che l’Università debba lavorare per incidere in senso trasformativo positivo».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCA BIANCANI: