Dopo giorni e giorni a spalare fango per dare sostegno alle famiglie dei territori più colpiti dalle alluvioni delle scorse settimane in Romagna, per gli attivisti e le attiviste di Plat Intervento Sociale e Colonna Solidale Autogestita è arrivato il momento di far sentire la propria voce e continuare a tenere l’attenzione alta su quetso evento drammatico.
Per questo domani pomeriggio, in piazza Maggiore, hanno indetto un’assemblea dal titolo emblematico: “Non è una perturbazione, è crisi climatica”.
Dal mutualismo alla lotta: l’assemblea sulla crisi climatica
Ha fatto il giro dei social il video degli attivisti e le attivite di Ultima Genrazione che si gettevano addosso il fango davanti a Palazzo Madama. Eppure anche a Bologna non sono mancate le azioni di protesta, a partire da quella del 23 maggio, dopo qualche ora il Consiglio dei Ministri. Il movimento Plat – Piattaforma di Intervento Sociale ha infatti deciso di «portare due carriole piene zeppe di fango davanti alla prefettura di Bologna», come si legge dal post pubblicato su Instagram. Si tratta del fango che «ha distrutto le nostre case, le nostre vite, che raccogliamo incessantemente da giorni» e che è la conseguenza delle politiche portate avanti in questi anni dalle istituzioni, a partire dalla cementificazione sfrenata che ha vissuto l’Emilia-Romagna in questi anni; ma è anche «il fango che porta il nome di chi continua a spendere miliardi di euro in armamenti», si legge sempre nel post.
E è proprio in quest’ottica che s’inserice l’assemblea organizzata dalle due realtà domani 27 maggio alle 16-00 in Piazza Maggiore. Infatti, «nonostante in questi giorni si stia parlando di ricostruzione nei media mainstream, quello che vediamo ogni giorno è una situazone di profondo disagio e profonda emergenza nei territori colpiti dall’alluvione e in particolare in Romagna», racconta ai nostri microfoni Jacopo di Colonna Solidale Autogestita. Lo scopo è quello di tenere alta l’alta attenzione ma soprattutto «far convergere le persone che si sono attivate in questi giorni e fare un passagio ulteriore all’emergenza e parlare di modello di sviluppo e gestione del territori».
Un’assemblea organizzata, quindi, da una parte per «criticare le politiche che hanno caratterizzato il territorio e che sono delle concause di quello che è successo, ma anche per provare a immaginare forme e modelli di sviluppo e gestione del territorio alternativi».
L’assemblea, infatti, nasce anche dallo slogan “Questa non è una perturbazione, è crisi climatica” che rappresenta uno dei temi principali delle proteste e delle rivendicazioni degli attiviste e le attiviste che animano questi movimenti.
«Pensiamo che il ragionamento che pone al centro la crisi climatica, quindi un modello di sviluppo globale che va nella direzione dello sfruttamento delle risorse e della Terra, non possa essere disgiunto dall’amministrazione specifica di questo territorio che ha delle responsabilità ben determinate – sottolinea l’attivista – Si tratta di un modello che ha messo al centro la cementificazione e la creazione di una specifica tipologia di infrastrutture, prediligendo, per esempio, il trasporto su gomma e penalizzando altre alternative. Noi crediamo che parlare di questi temi sia centrale anche per affrontare la sfida del futuro. Non possiamo non pensare che nei prossimi mesi e anni non si ripeteranno eventi dl genere, ma al contrario saranno una costante a cui dobbiamo rispondere. Bisognava rispondere prima ma non tutto è perduto e quello di domani può essere un primo passaggio».
Nello specifico lo scopo è quello di promuovere una progettualità dal basso, che è il modello che «abbiamo praticato in questi giorni. Un intervento dal basso auto-organizzato e mutualistico che pensiamo possa essere replicato in altre forme e in altri ambiti, come quello della costruzione di un progetto alternativo, coinvolgendo tutti i soggetti che hanno partecipato a questo tipo di iniziativa».
Inoltre l’idea è anche quella di proporre a tutti i sindacati di indire uno “sciopero generale del fango”. E’ infatti recente la notizia del rider licenziato per esser andato a dare una mano nei territori colpiti; mentre molte persone sono state constrette ad andare a lavoro nonostante fossero avessero vissuto in prima persona l’alluviome. «Mettere al centro quindi anche il tema del lavoro, che non è disgiunto da questo modello di sviluppo che critichiamo, è centrale, come anche il coinvolgimento di tutti i sindacati», ha continuato Jacopo.
Comunque gli aiuti stanno continaundo e continueranno anche nei prossimi giorni. Per rimanere aggiornati basta seguire i canali social di Plat e della Colonna Solidale Autogetsita così da avere una fotografia dei bisogni che cambiano nel corso del tempo. «Noi raccogliamo le richieste dai territori – ha aggiunto Jacopo – e cerchiamo di rispondere. L’emergenza non è finita, noi continueremo a intervenire su questi territori e vi invitiamo a seguire i social e, se potete, a venire con noi». Inoltre sul sito colonnasolidale.org/dona è attiva la possibilità di fare una donazione e il ricavato sarà utilizzato per reperire sia beni di prima necessità che strumenti per intervenire sul territorio.
ASCOLTA L’INTERVISTA A JACOPO:
Sofia Centioni