La stretta che il Viminale si appresta a porre sul diritto di manifestazione è una china pericolosa, che dalle proteste dei No Vax e No Green Pass potrebbe estendersi a tutte le manifestazioni di dissenso e a tutto il conflitto sociale in Italia.
Ne è convinto Italo Di Sabato dell‘Osservatorio Repressione, che sottolinea come in passato alcuni provvedimenti restrittivi pensati per precise categorie siano poi stati estesi a tutto il resto della popolazione.
Limiti ai cortei, la stretta del Viminale col pretesto dei No Vax
«Tante giornate prefestive hanno messo a dura prova non solo i cittadini, ma anche le attività commerciali che si trovano in un momento positivo per la ripresa. E non si può pensare che a fronte di un’economia in rialzo, la penalizziamo con tutte queste manifestazioni». È questa una delle argomentazioni utilizzate dalla ministra degli Interni Luciana Lamorgese per giustificare la stretta al diritto di manifestazione che si appresta a varare. Parole che fanno eco a quanto già dichiarato ieri dal sottosegretario Carlo Sibilia, che ha quantificato anche il danno economico per i commercianti, che si aggirerebbe attorno al 30%.
Il governo Draghi, dunque, sembra contemplare una sorta di “diritto allo shopping” che dovrebbe essere garantito ponendo limiti al diritto di manifestazione, costituzionalmente sancito.
Per questo motivo, nel provvedimento dovrebbe essere scritto che non potranno più esserci cortei che attraversano i centri storici e le strade dello shopping, i manifestanti dovranno stare lontano dagli obiettivi sensibili, come palazzi istituzionali, ambasciate e sedi sindacali, e si potranno organizzare soltanto manifestazioni stanziali, i cosiddetti sit-in.
Ad essere colpite, però, non saranno solamente le proteste di No Vax e No Green Pass, perché il provvedimento riguarderà tutte le manifestazioni. «Questo avviene alla vigilia di provvedimenti che il governo si appresta a varare, dalla legge finanziaria alla riforma pensionistica, che toccheranno le sorti di milioni di persone – sottolinea Di Sabato – Vietare i cortei e le manifestazioni vicino ai luoghi istituzionali mi sembra comprimere ulteriormente il diritto di manifestare in questo Paese».
L’esponente dell’Osservatorio Repressione afferma anche che quando un sistema non ha più soluzioni o risposte sociali ad un disagio latente inizia a blindarsi, a vietare e reprimere. E crea il nemico pubblico, che in questa occasione sono i No Vax e i No Green Pass.
Per testimoniare la pericolosità di provvedimenti di questo tipo, Di Sabato ricorda la storia del cosiddetto daspo. Inizialmente applicato al tifo sportivo violento, il provvedimento è stato esteso dai decreti Minniti-Orlando e Salvini a tutta una serie di categorie sociali marginali, come i lavavetri o i senzatetto.
Una deriva che potrebbe verificarsi anche con i nuovi limiti imposti da Lamorgese alle manifestazioni.
Quanto alla pretesa di tutelare il diritto alla salute, che gli assembramenti durante le manifestazioni metterebbero a rischio, Di Sabato sottolinea che il problema non viene sollevato per gli affollamenti nei centri commerciali o sul trasporto pubblico.
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