Cambio al vertice del DIpartimento Politiche Antidroga. Dopo gli anni di Giovanni Serpelloni e la stagione della guerra alla droga, che ha visto in Carlo Giovanardi il suo campione, sembra aprirsi una nuova stagione nell’approccio alla questione delle dipendenze. Le associazioni sperano nell’apertura di un vero dibattito.
Manca l’ufficialità, ma sembra davvero questione di ore. Patrizia De Rose con ogni probabilità sarà a capo del Dipartimento Politiche Antidroga. Termina, dunque, il periodo di Giovanni Serpelloni, che non è stato riconfermato e, più in generale, sembrano aprirsi degli spazi per cambiare l’approccio tenuto fino a oggi dal dipartimento: la guerra alla droga. A quanto pare il governo vuole arrivare ad una nuova Conferenza nazionale sulle droghe. L’ultima si era tenuta a Triste nel 2009, e portava la firma di Carlo Giovanardi, all’epoca sottosegretario del Governo Berlusconi con delega in materia.
Entusiasmo è stato espresso dalle associazioni e dagli operatori che si occupano di dipendenze che vedono aprirsi una nuova stagione fatta confronto con chi conosce il fenomeno della droga. Quello che si fa notare estrema sintesi, è la fine dell'”uomo solo al comando” che aveva contraddistinto l’ultimo periodo. Secondo ben informati, infatti, Patrizia De Rose, starebbe già mettendo in piedi un team di esperti in materia, in un’ottica di getione più collegiale.
Smorza però i facili entusiasmi Franco Corleone, del Forum Droghe, che ritiene importante, prima di tutto, valutare quali saranno le reali competenze del dipartimento. Corleone fa notare che tutto il sistema dei dipartimenti, non solo quello sulle politiche antidroga, è in fase di evoluzione e ristrutturazione, dunque bisognerà capire cosa il governo intenderà affidare e con quali margini di manovra al dipartimento alla cui testa Patrizia De Rose si aggiunge ad essere nominata.
Quel che pare certo però, è che la politica della guerra totale alla droga e del proibizionismo ha fatto il suo tempo e non ha dato risultati. Lo stesso Franco Corleone si augura che si cominci ora un dibattito serio sulla questione, che porti, tra l’altro, alla ricostruzione di un rapporto tra le regioni e le associazioni che si occupano, ad esempio, di riduzione del danno e sperimentazione sociale oltre a porre il problema della capacità di affrontare i nuovi consumi.