Sono vari i metodi che consentono di porre qualche rimedio alla calvizie, che è per altro una problematica molto diffusa. Alcuni di questi metodi sono particolarmente invasivi e per essere applicati necessitano addirittura della sedazione. Oltre a varie questioni che riguardano i costi, per alcuni impossibili da sborsare. Non è così invece per la Tricopigmentazione, una nuova tecnica che consente di mascherare in modo efficace la calvizie, ma anche altre problematiche correlate al diradamento dei capelli. Scarsamente invasiva, questa tecnica si pratica nell’arco di 3-5 sedute, con una pausa di alcune settimane tra le stesse. Il risultato è permanente e consente di ottenere un aspetto estetico molto gradevole, senza sedazione o interventi dolorosi.

Come si pratica la tricopigmentazione


Lo dice anche il nome della tecnica, TricoPigmentazione: consiste nel creare una sorta di reticolo di puntini pigmentati, che simulano la presenza di un bulbo pilifero in perfetta attività. Si ottiene utilizzando attrezzature molto simili a quelle usate per i tatuaggi. Differiscono però nel fatto che consentono di depositare il pigmento a minore profondità nel derma, questo permette di creare, volendo, un effetto semipermanente. Di fatto l’organismo assorbe parte dei pigmenti, progressivamente; in questo modo si possono effettuare periodici aggiustamenti, seguendo lo sviluppo dei capelli e della colorazione del cuoio capelluto. Anche i pigmenti differiscono da quelli usati per i tatuaggi, in quanto sono completamente biocompatibili, in modo da poter essere assorbiti ed espulsi dal corpo senza alcun tipo di problema.

A chi serve la tricopigmentazione


Quando si parla di calvizie si tende spesso a pensare a soggetti che sono completamente calvi, o che comunque hanno ampie zone del capo prive di capelli, spesso nella parte anteriore o nel culmine centrale. La tricopigmentazione funziona in modo egregio per mascherare questo tipo di problematica; la si pratica solitamente imitando l’effetto della testa rasata, posizionando sul cuoio capelluto piccoli puntini che ricordano i capelli appena rasati. La tecnica funziona egregiamente anche per coprire le aree in cui l’alopecia si sviluppa a chiazze, o nelle zone in cui ci sono vecchie cicatrici, in cui i capelli non crescono più. Si usa la tricopigmentazione anche per nascondere le minuscole cicatrici correlate al trapianto di capelli, che in molte persone possono essere decisamente vistose. Anche molte donne ricorrono alla tricopigmentazione, soprattutto per mascherare i capelli diradati e molto sottili. Tingendo la cute si ottiene l’effetto di una chioma più folta e densa, particolarmente piacevole.

La tricopigmentazione fa male?


Chi ha già provato questa tecnica solitamente non parla di dolore, ma piuttosto di un certo fastidio. Che può essere più o meno intenso a seconda della sensibilità del singolo soggetto, o anche considerando la zona in cui si deve agire. I professionisti che si occupano di praticare questa nuova tecnica sono sufficientemente abili da consentire di ridurre al minimo il fastidio, senza che sia necessario alcun tipo di anestetico o di sedazione. Subito dopo il trattamento l’aspetto è piacevole, anche se solitamente un buon risultato lo si ottiene dopo almeno 2-3 sedute, quando si vanno a colmare al meglio le lacune presenti.