Stroncato da un’infarto un nigeriano, ma la Uil invita a non rubricare la notizia come “morte per malattia”, perché nel carcere ci sono 900 detenuti contro i 500 posti disponibili.
Un detenuto nigeriano di 37 anni è morto nel carcere della Dozza di Bologna, probabilmente d’infarto. A darne notizia, in un comunicato, è il coordinatore provinciale della Uil Penitenziari di Bologna, Domenico Maldarizzi. Il corpo dell’uomo è stato scoperto questa mattina da un agente di Polizia penitenziaria che, accortosi dell’accaduto, “ha subito avvisato il sanitario di turno, che ha avviato le procedure d’urgenza con l’intervento del 118 che non ha potuto far altro che constatare il decesso”. Ora però, continua Maldarizzi, “sarebbe un errore rubricare ‘morte per malattia’ il decesso di quest’uomo perché il problema é il contesto in cui è avvenuta. Al carcere della Dozza, su una capienza regolare di 500 detenuti ad oggi ne sono ristretti circa 900“.
È pur vero, dice la Uil, che le presenze nelle 203 strutture penitenziarie per adulti sono calate da 65.701 a 62.536 assieme agli eventi critici più significativi, grazie a “sacrifici e professionalità del personale” e alle “scelte intelligenti operate dai vertici del Dipartimento di amministrazione penitenziari”, ma l’auspicio “è che il Governo, Cancellieri in testa, ma il Parlamento, lavorino per sostenere lo sforzo organizzativo ed innovativo posto in campo dall’Amministrazione penitenziaria garantendo mezzi e risorse idonee oltre a mettere in campo misure concrete (strutturali, giuridiche e organizzative) per garantire un trattamento dignitoso e rispettoso della persona in regime carcerario”.