La Corte d’Appello di Palermo conferma in appello la condanna di 7 anni di carcere a Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Fu la cerniera tra Berlusconi e Cosa Nostra. Pipitone (Fatto Quotidiano): “Rimane aperta una domanda: chi è Dell’Utri?”
La Corte d’Appello di Palermo ha condannato l’ex senatore Pdl Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, confermando la pena di 7 anni già comminata in primo grado.
Si tratta di un nuovo punto fermo in un’indagine lunga quasi vent’anni, che ha ricostruito le responsabilità di Dell’Utri nel gestire i rapporti tra Cosa Nostra e Silvio Berlusconi fino al 1992.
“È il quarto grado di giudizio”, ricorda Giuseppe Pipitone, cronista giudiziario del Fatto Quotidiano. Il primo e secondo grado del processo, infatti, sono stati celebrati due volte.
“Una sentenza che non lascia spazio ai condizionali – commenta Pipitone – Ora è difficile sostenere che i rapporti tra Dell’Utri e la mafia siciliana sono stati fortuiti o infruttuosi”.
La condanna dice nuovamente che l’ex senatore Pdl è stato l’uomo cerniera tra la mafia e Silvio Berlusconi almeno fino al 1992 e gestì le richieste di Cosa Nostra al Cavaliere.
La sentenza, però, per il giornalista del Fatto Quotidiano lascia aperto un interrogativo: “Chi è Dell’Utri? È solo un dipendente di Berlusconi che allacciò rapporti con la mafia siciliana o viceversa è un colletto bianco di Cosa Nostra spedito a Milano a curare gli interessi della Piovra?”.
È giallo intanto sulla richiesta di arresto che sarebbe stata avanzata ieri dal pg Luigi Patronaggio per pericolo di fuga. “A chi giova che venga diffusa questa notizia se non al condannato che si teme possa fuggire?”, osserva Pipitone.
In ogni caso, avendo perduto l’immunità parlamentare, Marcello Dell’Utri potrebbe finire in carcere anche nelle prossime ore.