Braccialetto elettronico in automatico, divieto di avvicinamento a 500 metri, tempi rapidi per le misure cautelari, ma anche per i processi. E poi ancora: un pool di magistrati dedicato, pene aumentate per chi è già ammonito, sorveglianza speciale e arresto in flagranza differita per i casi di stalking, maltrattamenti e violazione dei divieti di avvicinamento.
Sono questi i principali contenuti del ddl contro la violenza di genere a cui la maggioranza di governo sta lavorando, come annunciato dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi, anche in risposta al brutale femminicidio di Giulia Tramontano da parte del compagno, Alessando Impagnatiello.

Ddl Violenza di genere, l’ulteriore repressione non cambia l’approccio

«Io non sono molto ottimista, questo è l’ennesimo ritocco ad una normativa che è già cambiata negli ultimi anni, ma non credo che incideranno in qualche modo sul fenomeno, perché chi compie un femminicidio non consulta il codice penale». È scettica Susanna Zaccaria, presidente della Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna, sulle misure contenute nel ddl Violenza di genere.
Anzi, sottolinea che alcune di quelle misure a Bologna e altrove esistono già, come la normativa sul braccialetto elettronico o il pool di magistrati che lavorano sul tema.

In particolare, il ddl è costituito da aggravanti, che Zaccaria definisce appunto «ritocchi», ma non cambia di una virgola l’approccio ad un problema complesso. «Non mi stupisco che un governo di destra veda l’approccio solo in termini repressivi – continua la presidente della Casa delle Donne – Invece sappiamo benissimo che la violenza di genere andrebbe affrontata in modo organico, cercando di contrastare nella società tutto ciò che porta alla violenza sulle donne. Non mi sembra che ci sia un approccio ai diritti per tutelare le donne».

Zaccaria osserva inoltre che all’appello mancano fondi alle strutture, come i centri antiviolenza, che assistono le donne e che possono anche orientarle. Così come il ddl non sembra lavorare sulla maggiore informazione alla rete dei servizi che le donne hanno a disposizione quando sono già vittime di violenza o quando capiscono che qualcosa non va.
Nello specifico del femminicidio di Tramontano, inoltre, la vittima non sarebbe stata toccata dalle misure del nuovo ddl, visto che non aveva mai sporto denuncia né, al momento, si è a conoscenza di eventuali violenze subite in precedenza.

Importante, per Zaccaria, è anche il nodo della formazione del personale, operatori sociali, forze dell’ordine e magistrati, che entrano in contatto con le donne. Una particolare attenzione deve essere posta agli indicatori che segnalano la possibile violenza subita dalle donne.
«Mi rendo conto che in alcuni casi sia veramente difficile riconoscere che si possa arrivare ad un femminicidio – sottolinea la presidente della Casa delle Donne – ma sappiamo che in generale quando una donna subisce violenza è in pericolo, c’è comunque una percentuale di pericolo che non va sottovalutata e tutti gli operatori devono potersi approcciare per dare delle risposte con della consapevolezza e degli strumenti».

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