Domenica scorsa sul Corriere di Bologna è apparsa una notizia che dava conto di visite guidate organizzate dall’Associazione Cirenaica nell’omonimo rione bolognese. L’articolo pubblicato dal quotidiano le descrive come «un inedito progetto di scoperta e riscoperta di uno degli storici rioni fuori porta».
Una prima obiezione, però, si potrebbe avanzare sull’originalità dell’iniziativa, dal momento che da otto anni, proprio nella stessa zona, è attivo Resistenze in Cirenaica, un percorso dal basso che, attraverso passeggiate storiche, guerriglia odonomastica ed altre azioni, fa memoria in modo critico sul colonialismo italiano e sulla nomenclatura delle strade.

I trekking fare memoria e ricordare le resistenze al nazifascismo e al colonialismo

Era il 2015 quando nasceva Resistenze in Cirenaica. Tra gli animatori dell’esperienza, che fa spesso base a Vag61, lo spazio sociale che si trova nel rione, ci sono gli scrittori Wu Ming 2 e Jadel Andreetto.
«Sono otto anni che portiamo in giro le persone per la Cirenaica – spiega ai nostri microfoni Andreetto – Sicuramente sono trekking diversi organizzati dall’associazione, che avranno il merito di far conoscere luoghi poco valorizzati della città».
I trekking di Resistenza in Cirenaica, in particolare, sono trekking storici, perché il rione ha fatto la storia «con la S maiuscola», sottolinea lo scrittore.

Proprio in Cirenaica, ad esempio, trovava spazio la tipografia clandestina utilizzata per stampare un giornale partigiano durante la Resistenza, ma sempre nel rione aveva sede il Cumer, il Comando Unico Militare della Resistenza stessa.
Attraverso la scoperta di questi luoghi, insieme a quella dei partigiani che danno il nome alle strade del rione, Resistenze in Cirenaica racconta la storia di ciò che accadde in città dal 1943 al 1945.
Non solo. L’odonomastica del rione, infatti, richiama anche l’impresa coloniale italiana, come testimonia ad esempio via Libia. Ed è anche questa la storia, semisconosciuta o rimossa, che Resistenze in Cirenaica vuole raccontare. Di qui il plurale del collettivo, che racconta tanto le resistenze italiane quanto quelle al colonialismo italiano in Africa.

Una delle pratiche del collettivo è quella della “guerriglia odonomastica“. «La toponomastica indica un luogo, l’odonomastica il nome delle strade», spiega Andreetto.
Attraverso azioni simboliche, con cartelli stradali affissi sopra a quelli ufficiali e un kit messo a disposizione di quanti vogliano praticarla, la “guerriglia odonomastica” cambia il nome delle strade, rimuovendo la celebrazione del colonialismo – come avvenuto ad esempio quando via Libia si è trasformata in via Vinka Kitarovic, partigiana slava operativa in Emilia – o precisa che a quei nomi corrispondono massacri del fascismo e del razzismo italiani.

La guerriglia odonomastica di Resistenze in Cirenaica si è diffusa anche in altre città ed è per questo che è nata la Federazione delle Resistenze, che riunisce le esperienze che hanno lo scopo di decolonizzare gli spazi urbani e ri-contestualizzare nomi di strade, targhe e monumenti che celebrano il colonialismo e il fascismo.
L’ultima iniziativa della Federazione risale a un mese fa, quando per una settimana si sono organizzati eventi che ricordavano la strage di Addis Abeba del 19 febbraio 1937, che seguì l’attentato al viceré Rodolfo Graziani e che costò la vita a migliaia di donne, uomini e bambini etiopi.

Le università del mondo in Cirenaica per studiare la storia

Nonostante Resistenze in Cirenaica si sia sempre mossa fuori dai canali istituzionali, la sua attività ha destato interesse a livello internazionale.
«Moltissime università in giro per il mondo ci chiedono di organizzare appuntamenti e visite in Cirenaica – racconta Andreetto – Nell’ultimo trekking che ho fatto ho portato in giro i ragazzi dell’Università di Graz (in Austria, ndr), in precedenza abbiamo portato in giro studenti del college di Boston, della Brown University, ma sono stati qua anche attivisti da tutta Europa, da Bruxelles, da Barcellona».

Un percorso consolidato, dunque, che rende le visite guidate in Cirenaica non certo un progetto inedito.
Il rischio dell’approccio turistico, però, è che tutto si riduca alla visita di due o tre luoghi famosi, come l’osteria frequentata da Guccini e Dalla o il portone di via Paolo Fabbri 43, dove risiedeva lo stesso Guccini, banalizzando e depoliticizzando un rione ricco di storia.

ASCOLTA L’INTERVISTA A JADEL ANDREETTO: