Inizia ufficialmente la settimana speciale di Radio Città Fujiko “Dalla Liberazione al Lavoro”. Il primo approfondimento della Redazione Culturale pone un focus sulla situazione dei lavoratori e lavoratrici dei beni culturali, attraverso le parole di Eleonora Fossi, rappresentante dell’associazione “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali”.

L’associazione nasce alla fine del 2015 come campagna sull’accesso alle professioni dei beni culturali e sulla valorizzazione dei titoli di studio del settore, e da allora cresce costantemente. Oggi “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali” è un movimento nazionale e un’associazione che punta ad ottenere dignità ed eque retribuzioni per tutte e tutti i lavoratori e i professionisti del settore, riformando le leggi e le norme che regolano (male) la gestione e l’organizzazione del Patrimonio culturale in Italia.

L’associazione, per monitorare la situazione e analizzare la situazione dei lavoratori del mondo della cultura, raccoglie i dati necessari tramite delle inchieste a cadenza all’incirca annuale. Già da quella del 2019, quindi prima dello scoppio della pandemia, la situazione che se ne ricava non è assolutamente delle più rosee. Innanzitutto emerge un grandissimo precariato; c’è poi una grande frammentazione a livello contrattuale, come spiega Eleonora Fossi, attivista dell’associazione: «il contratto multiservizi, che in realtà si usa per i servizi di pulizia, è quello più frequente e la paga oraria non è sopra gli 8 euro l’ora. Ultimamente la tendenza è anche il contratto per servizi fiduciari, in cui sono previste cifre irrisorie, neanche 5 euro l’ora».

Le inchieste successive in cui si prende in analisi il periodo dell’emergenza sanitaria, 2020 e 2021, mostrano il precipitare della situazione. «Chi ha subito maggiori conseguenze sono stati i giovani fra i 30 e 35 anni, con conseguenze si intende l’interruzione dell’attività lavorativa o l’azzeramento delle entrate, lasciando quindi i lavoratori in stato di assoluta indigenza», continua a raccontare Fossi, «nel 2021 il quadro è ulteriormente peggiorato: solo il 30% ha mantenuto il lavoro, il resto o non l’ha mantenuto o l’ha fatto ad intermittenza. Qua si torna alla questione dei contratti: molti lavoratori del settore hanno la partita IVA, ciò implica non avere garanzie e tutele nel caso in cui venga a mancare il lavoro».

La pandemia in questo quadro è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ha reso ben visibile un malfunzionamento strutturale del settore che va avanti da decenni. Proprio per questo “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali” ha proposto una riforma complessiva del settore culturale, contenuta sia nel loro libro Oltre la bellezza, sia sul sito dell’associazione. Questa proposta fatta mira a favorire l’inclusione e il benessere attraverso la diversità del patrimonio; ci sono poi dei suggerimenti che riguardano, ad esempio, degli standard minimi da seguire o una regolamentazione del volontariato e del tirocinio all’interno del settore. Eleonora Fossi commenta questa iniziativa dicendo: «La proposta è considerata da molti utopica, ma pensiamo che anche partire dalle utopie e cercare di renderle il più concrete possibile sia un passo per cambiare».

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ELEONORA FOSSI: