Ieri l’indagine “Bazar”, partita nel 2020, sullo spaccio di cocaina in città tra le vie di via Malvasia, via dello Scalo, via Pier De Crescenzi e via Casarini si è concretizzata con undici misure cautelari, una di questa a carico di Danilo Cuomo, figlio del più noto Ciro Cuomo. Questi, infatti, è agli arresti domiciliari per riciclaggio, atti persecutori e bancarotta fraudolenta ed è anche il volto che più spaventa in via Saffi. Libera Bologna, infatti, aveva raccontato il clima di paura tra i commercianti della zona, realizzando un video con varie testimonianze che hanno rivelato come il nome dei Cuomo sia legato ad azioni intimidatorie.

“Bazar” della droga: spaccio e clima intimidatorio a opera di Cuomo

«Questa inchiesta è importante perché colpisce una zona di spaccio nevralgica a Bologna, tanto che anche a noi come associazione era arrivata qualche segnalazione. Noi abbiamo seguito questa vicenda con attenzione perché abbiamo cercato di dare una mano ai commercianti e residenti di via Saffi, portando attenzione sui traffici di Ciro Cuomo, il padre di Danilo Cuomo ora sottoposto ad arresti domiciliari con accuse da parte degli inquirenti molto pesanti come: riciclaggio, bancarotta fraudolenta, atti intimidatori», spiega Andrea Giagnorio referente di Libera Bologna.

L’indagine si è sviluppata da una costola di quella su Villa Inferno, i festini di coca e sesso che hanno coinvolto anche una ragazza minorenne. Un’amica di quest’ultima avrebbe contattato ripetutamente proprio Danilo Cuomo e Samule Palomba, altro indagato, per rifornirsi di polvere bianca. In quattro mesi di indagine le Forze dell’ordine hanno accertato più di 700 cessioni e molti clienti sono stati incontrati da Danilo Cuomo proprio nel bar del padre, in via Saffi, per poi concludere l’affare in un’altra zona.

L’inchiesta sullo spaccio di cocaina, condotta dal Pm Dambruoso, ha messo in luce un fenomeno che ha pervaso profondamente il quartiere e non solo. Scrive il gip nell’ordinanza: «Pur non assumendo i caratteri di organizzazione (…) tipica di altre zone d’Italia, il fenomeno di assoluto rilievo penale (e sociale negativo) obbliga a prendere atto che in pieno centro a Bologna possa dirsi in essere un’impresa di vero e proprio bazar della droga (…)».

«La nostra opinione è che finalmente si sta affrontando di petto e, speriamo, con efficacia una situazione grave in una zona della città. Grave sia per i reati, ma anche per il clima di paura e intimidazione che sia il padre, Ciro Cuomo, che il figlio, Danilo Cuomo, abbiano generato in quella via e nelle zone limitrofe. Infatti anche in questa inchiesta “Bazar” si parla non solo di spaccio ma anche di metodi intimidatori per recuperare i crediti», precisa Giagnorio.
In queste settimane Libera Bologna sta preparando un nuovo video con testimonianze dei residenti della zona, sia a volto scoperto che a volto coperto.

Nonostante i reati compiuti dai Cuomo siano a forte impatto sociale e realizzati in un clima di omertà e assoggettamento anche violento, le Forze dell’ordine non ne hanno contestato la natura mafiosa. «Quello che a noi interessa – dice Andrea Giagnorio – è portare l’attenzione sulla situazione, rompere il silenzio. Ci sono anche altre zone della città coinvolte nello stesso clima: cioè l’Interporto e il Pilastro. Ne parleremo anche a Fili, festival dell’informazione libera e dell’impegno dal 9 all’11 dicembre».

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ANDREA GIAGNORIO: