È in corso la raccolta di firme per portare in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare contro la propaganda nazifascista. L’iniziativa è nata nel Comune di Stazzema, città martire in provincia di Lucca, dove nell’agosto del 1944 i nazisti compirono una strage che provocò 560 vittime. Per far sì che la proposta raggiunga il Parlamento, sono necessarie 50.000 firme entro il 31 marzo. Abbiamo parlato dell’iniziativa con il sindaco di Stazzema, Maurizio Verona.
La legge popolare contro la propaganda nazifascista
«La necessità parte da una valutazione su ciò che stava accadendo negli ultimi anni, cioè una degenerazione di svastiche e saluti romani – spiega Maurizio Verona ai nostri microfoni – tutte cose che ricordano due ideologie criminali come il nazismo e il fascismo». O almeno, la criminalità è quel che dovrebbero ricordare, specie in realtà come Sant’Anna di Stazzema o Marzabotto, entrambe colpite duramente dai due totalitarismi.
Il sindaco fa riferimento ad alcuni episodi di ostentazione di questi simboli, in contesti di ordinaria quotidianità giovanile, come una partita di pallone a Marzabotto, dove un giocatore celebrò il proprio goal con un saluto romano.
«Questi atteggiamenti – sottolinea Verona – riaprono le ferite dei superstiti di chi ha subito questi crimini contro l’umanità».
È l’Eurispes ad evidenziare dati a dir poco preoccupanti: da un’indagine emerge che nel 2020 il 15,6% delle persone pensa che la Shoah non sia mai esistita, mentre nel 2004 la percentuale era di poco superiore al 2%. Un dato che ci parla di una consapevolezza distorta del nostro stesso percorso storico, e quindi di una conseguente deformazione identitaria.
«Da qui la volontà di predisporre una legge che parte dal basso», spiega il sindaco di Stazzema, ossia la volontà di mettere nero su bianco una norma contro la propaganda nazifascista e contro un fenomeno ormai in tendenza, ovvero la relativa vendita di gadget inneggianti alle due ideologie. E tutto questo nasce innanzitutto «in rispetto verso chi, attraverso la Resistenza, ci ha regalato la libertà e la democrazia».
Maurizio Verona guarda al futuro delle nuove generazioni. Il rischio, infatti, è che attraverso queste contronarrazioni si finisca col fare una lettura sbagliata della storia. Va rintracciata quella tendenza, ormai assodata tra i ragazzi, di invocare queste simbologie e manipolarle secondo un principio di divertimento. «Queste cose, se fatte da un ragazzo, si dice una ragazzata» osserva il sindaco, opponendosi a questa comoda accondiscendenza. È proprio qui che bisogna rimettere in discussione quel sistema che, altrimenti, rischierebbe di consolidarsi in una banalizzazione della criminalità e della disumanità in nome probabilmente di una acritica indulgenza.
Il punto di ri-partenza, come sempre, è la formazione. «Se un ragazzo fa queste cose vuol dire che non è stato adeguatamente formato», sottolinea Verona. Pertanto, una legge che vieti dall’alto l’invocazione simbolica del nazifascismo è necessaria, ma fondamentale è il percorso educativo dei ragazzi, affinché comprendano pienamente che il capitolo dei totalitarismi è il più abominevole della nostra storia.
Attualmente, prosegue Verona, «sta passando il messaggio più negativo che possa mai passare» perché, a partire da un fondamento di ignoranza storica, c’è una tendenza a normalizzare la violenza, il valore fondante delle due ideologie criminali. Per questo è necessario abbinare ad un intervento di natura culturale, anche «la consegna di una memoria storica vera alle future generazioni, perché gli errori del passato non si ripresentino anche nel futuro».
Quella della legge popolare è un’iniziativa che al momento sta soddisfacendo le aspettative dei promotori. L’obiettivo è raccogliere almeno 50.000 firme per portare la proposta in Parlamento entro il 31 marzo, ma è meglio se le firme saranno di più.
«I numeri contano, e se portiamo una proposta sostenuta da centinaia di migliaia di cittadini, il Parlamento non potrà fare come negli anni passati» conclude Maurizio Verona, nella speranza che la proposta non decada ma che diventi al più presto legge.
Per chiunque volesse sostenere la legge popolare contro la propaganda nazista e fascista può recarsi al proprio l’ufficio preposto nel Comune di residenza entro il 31 marzo 2021.
Emily Pomponi
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