Uno dei carabinieri imputati nel processo per la morte di Stefano Cucchi accusa due colleghi del pestaggio e svela l’insabbiamento di un rapporto in cui raccontava i fatti. Il processo per la morte del giovane romano potrebbe subire una svolta decisiva. Il primo commento del giornalista Checchino Antonini.

C’è un colpo di scena nel processo per la morte di Stefano Cucchi. All’inizio dell’udienza odierna nel processo che vede imputati cinque carabinieri per il pestaggio del giovane romano, Francesco Tedesco, uno dei carabinieri, accusa i colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo di aver picchiato Stefano.
A dare la notizia, attraverso la notifica di un’attività integrativa di indagine è il pm Giovanni Musarò. In particolare Tedesco, in una denuncia, ha ricostruito i fatti di quella notte e ha “chiamato in causa” due dei militari imputati per il pestaggio. È stata trovata infatti un’annotazione di servizio in cui Tedesco riferiva del fatto.

Nello specifico Tedesco “ha rivelato al pm che all’epoca aveva redatto un rapporto in cui raccontava ai suoi superiori che cosa fosse accaduto – scrive il giornalista Checchino Antonini, che da tempo segue il processo Cucchi – in particolare il contegno violento dei suo colleghi, nella caserma in cui l’arrestato per droga era stato portato per il fotosegnalamento. Quel rapporto è scomparso e questo confermerebbe l’ipotesi di reato per gli altri due carabinieri imputati per l’orchestrazione delle operazioni di insabbiamento e depistaggio che hanno tenuto l’Arma in un cono d’ombra per otto anni”.

La notizia è particolarmente importante perché nei processi che coinvolgono forze dell’ordine per omicidio, uno degli elementi che rende più difficoltose le indagini è proprio il muro di gomma corporativo che si genera. È stato così nel processo sulla morte di Federico Aldrovandi e, fino a oggi, è stato così per la morte di Stefano Cucchi.
La sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, gioisce su Facebook per la notizia:

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