Il riflesso delle statistiche Istat, secondo cui durante la pandemia in Italia si registra un milione di poveri in più, lo troviamo nelle testimonianze delle mense e dei progetti rivolti ai più poveri. Il progetto “Operazione Pane” dell’Antoniano, ad esempio, rileva un 68% in più di persone che vi si sono rivolte in cerca di aiuto.
Per contro, nella riforma fiscale del governo Draghi ad essere beneficiato è solo il ceto medio o medio-alto, mentre è ancora proibito parlare di patrimoniale e in alto mare rimane il dibattito sul salario minimo.

Crisi sociale, tante nuove richieste d’aiuto all’Antoniano

La pandemia ha peggiorato la condizione di chi già viveva nel disagio, ma ha anche messo in difficoltà tanti genitori che, a causa della crisi sociale innescata dalla pandemia stessa, hanno subito una riduzione o la totale perdita del lavoro. Genitori che si sono rivolti alle mense di Operazione Pane perché in difficoltà con la spesa e con il pagamento delle bollette e dell’affitto.
Alle mense di “Operazione Pane” dell’Antoniano di Bologna nell’ultimo anno si è registrato un 68% in più di richieste d’aiuto, ma il dato ha registrato una crescita costante negli ultimi tre anni: nel 2019 le famiglie sostenute erano 778, nel 2020 sono salite a 1.210 e nel 2021 sono già 1.309.

«Le famiglie che si sono avvicinate alle mense francescane in questi mesi sono composte da mamme e papà che mai avrebbero pensato di trovarsi a chiedere aiuto. Alle nostre porte hanno bussato anche tante mamme sole, che ci hanno chiesto aiuto per dare da mangiare ai loro bambini – sottolinea il direttore dell’Antoniano frate Giampaolo Cavalli – Si tratta di genitori con importanti difficoltà economiche, ma anche relazionali, sociali e di impossibilita` di accesso alle risorse e alle offerte del territorio».

Tra le quasi 10mila persone sostenute da Operazione Pane nel 2021 si contano 1000 mamme e 800 papà per un totale di 1.309 nuclei familiari, dove vivono quasi 1500 bambini. «Numeri – avverte frate Giampaolo Cavalli – destinati a crescere allo scadere dello stato di emergenza con la diminuzione dei sostegni legati alla pandemia. Bisogna intervenire subito per aiutare queste persone ed evitare che precipitino nella disperazione. Vedo ogni giorno, alle nostre porte, mamme e papà che ci chiedono aiuto per garantire un pasto caldo e un po’ di serenità ai loro bambini. Noi per loro ci siamo e continueremo ad esserci, ma abbiamo bisogno del sostegno di tutti per non lasciare indietro nessuno».

Operazione Pane” in questi giorni ha lanciato un numero solidale che si può chiamare o a cui mandare un sms per fare una donazione:è il 45588.
«La solidarietà e l’aiuto sono un supporto – osserva Cavalli – ma sarebbero necessari interventi più strutturati, cambiando anche la prospettiva. Papa Francesco dice provocatoriamente che bisognerebbe guardare le cose dagli ultimi della fila, non dai primi. Ecco, io penso che occorrerebbe adottare la prospettiva degli sconfitti e sarebbe una scommessa che potrebbe riservarci sorprese».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRATE GIAMPAOLO CAVALLI:

La riforma fiscale del governo: solo il ceto medio, niente per i poveri

Il governo Draghi ha presentato la propria riforma fiscale, che già ha scontentato sia i sindacati che Confindustria. Degli 8 miliardi investiti nella misura, 7 dovrebbero essere destinati alla rimodulazione dell’Irpef, con un taglio della pressione fiscale, e 1 miliardo dovrebbe finisce per la riduzione dell’Irap alle imprese individuali.
Ma è nel merito della riforma che si capisce l’orientamento del governo. Ad essere beneficiati dalla riduzione delle tasse sono solo i redditi medi o medio alti, cioè persone che percepiscono dai 28mila ai 55mila euro annui lordi, vale a dire stipendi che vanno dai 1500 ai 2600 euro netti al mese. Per loro l’aliquota Irpef scenderebbe di uno o due punti dal 38% attuale.

Ai nostri microfoni l’economista Marta Fana sottolinea che il 43% dei lavoratori e delle lavoratrici italiane percepiscono meno di 20mila euro lordi l’anno. «Per loro nella riforma fiscale non ci sarà nulla – sottolinea l’economista – anzi, nella parte alta dei lavoratori più poveri c’è pure il taglio del bonus dei 100 euro». Anche la riduzione degli scaglioni Irpef, da cinque a quattro, va nella direzione di favorire i più ricchi, diminuendo la progressività della tassazione che è stabilita dalla Costituzione.
«Chi si avvantaggerà della riforma sono coloro che prendono sui 40mila euro lordi l’anno – osserva Fana – cioè coloro che già possono risparmiare». I dibattiti su salario minimo e patrimoniale, invece, rimangono solo sulla carta.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARTA FANA: