La tragedia di Ischia riporta drammaticamente d’attualità la questione della crisi climatica. Ed emerge che l’Italia ha fatto poco o nulla per attrezzarsi e prevenire le conseguenze di fenomeni sempre più frequenti.
A testimoniarlo è l’allarme lanciato qualche giorno fa dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), che lamentava il rischio di non completare la carta geologica d’Italia, uno strumento fondamentale per conoscere i rischi che i diversi territori corrono, a causa del venir meno dei finanziamenti.

Senza carta geologica d’Italia è più difficile conoscere i rischi della crisi climatica

«A rischio, per assenza di nuovi finanziamenti, il completamento della Carta Geologica d’Italia e con essa la conoscenza del suolo e del sottosuolo nazionale, indispensabile per riuscire a contenere i disastri, mettere in sicurezza i territori e procedere ad un’idonea pianificazione urbanistica». È così che il 14 novembre scorso Ispra lanciava l’allarme su uno strumento fondamentale in tempi di crisi climatica. In particolare, la carta geologica offrirebbe ai diversi territori «la possibilità di ricavare informazioni oggi più che mai preziose relativamente all’individuazione delle risorse idriche ed energetiche a quelle minerarie, dalla descrizione delle aree più idonee allo stoccaggio delle scorie radioattive o alla progettazione di infrastrutture sicure».

Ai nostri microfoni è la responsabile di Ispra del “progetto Carg”, Maria Lettieri, a ripercorrere la storia della carta geologica. «A fine anni ’80 furono stanziati dei finanziamenti che, distribuiti negli anni fino al 2000, ammontavano a 81 milioni di euro». Ciò ha permesso di mappare geologicamente circa il 51% del territorio italiano, aiutando a individuare i rischi idrogeologici di ciascuna zona. «Poi il progetto è stato fermo vent’anni – osserva Lettieri – fino alle Finanziarie del 2020, 2021 e 2022, che hanno permesso di far ripartire il lavoro con 31 milioni di finanziamenti». Risorse che permettono di completare 67 fogli geologici e 6 tematici specifici, come quelli sul rischio idrogeologico. Ciò farà crescere la copertura nazionale di un ulteriore 4%, arrivando così al 55%.

«In alcuni Paesi, come la Francia, non solo la carta geologica copre tutto il territorio, ma sono al secondo, a volte al terzo aggiornamento», sottolinea la responsabile del progetto Carg. Uno strumento in più a disposizione per fronteggiare i disastri ambientali, su cui il nostro Paese non sembra però voler investire. «La carta geologica sarebbe uno strumento fondamentale per gli amministratori per la pianificazione urbanistica, prima di rilasciare le concessioni – insiste Lettieri – Perché i tecnici, con la mole di dati a disposizione, possono informare i decisori su dove non costruire o dove è possibile farlo».
Non solo: i finanziamenti a singhiozzo disperdono le competenze scientifiche, perché i geologi esperti trovano nuovi posti di lavoro esaurito il progetto.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARIA LETTIERI: