Nelle Marche, in provincia di Pesaro, c’è un piccolo Comune dell’entroterra che l’autunno scorso è stato letteralmente sconvolto dalla crisi climatica. Si tratta di Cantiano, paesino dell’Appennino marchigiano al confine con l’Umbria, nel comprensorio del Catria, dove il 15 settembre 2022 in appena sette ore si sono riversati 420 millimetri di precipitazioni. «Il doppio di quanto caduto in Emilia-Romagna in un quarto del tempo», sottolinea ai nostri microfoni Alessandro Piccini, sindaco di Cantiano.

Da quel giorno, nonostante la repentina proclamazione dello stato di emergenza e lo stanziamento di 97 milioni di euro, le cittadine e i cittadini di Cantiano aspettano ancora i ristori per i danni subiti e i corsi d’acqua del Comune non sono stati inseriti nella programmazione ordinaria dei lavori per mitigare il rischio alluvioni.
Per questa ragione hanno scritto al presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, per sollecitarlo a mantenere le promesse fatte nel gennaio scorso, in occasione di una visita nel territorio colpito, e a trasferire le risorse statali che giacciono nelle casse regionali.

Il caso di Cantiano, dove i cittadini aspettano ancora i ristori per i danni della crisi climatica

Nella lettera inviata al presidente di Regione, cittadine e cittadini ricordano che fu lo stesso Acquaroli a definire uno “tsunami” quanto accaduto nel piccolo Comune di Cantiano. Una quantità d’acqua mai vista che ha provocato frane ed esondazioni, con l’acqua che «è entrata nelle case fino a oltre 2,50 metri di altezza».
Nell’episodio non furono fortunatamente registrate vittime, ma l’impatto per il territorio fu comunque devastante, dal momento che il piccolo paese, a vocazione turistica, si trova nell’entroterra, in una zona costantemente in lotta contro lo spopolamento.
«Sono stati stimati 70 milioni di danni – spiega il sindaco – mentre il bilancio comunale arriva appena a 2 milioni l’anno».

Le risorse economiche promesse, dunque, sono necessarie per almeno due ragioni: da un lato i ristori servono a risarcire la cittadinanza e a far ripartire le attività economiche, dall’altro servono ad attrezzare il territorio affinché i fenomeni meteorologici estremi, sempre più frequenti, non provochino nuovamente danni.
Nella ricostruzione dei cittadini, il presidente Acquaroli (del partito della premier Meloni, Fratelli d’Italia), a gennaio – cioè quattro mesi dopo l’evento – sostenne che le risorse stanziate dal governo non erano ancora arrivate nelle casse della Regione Marche. Oggi, cioè a nove mesi dal disastro, i soldi sono arrivati, ma la Regione ne ha trasferito appena il 10%.

Non solo. Un mese fa l’assessore alla protezione Civile della Regione Marche, Stefano Aguzzi, ha avviato il programma dei lavori degli interventi regionali per mitigare il rischio alluvioni su alcuni fiumi, ma nell’elenco non compaiono i corsi d’acqua di Cantiano.
«Ci è stato risposto che coi fondi legati all’emergenza avremmo dovuto ripristinare la situazione – osserva Piccini – Ma qui non si parla di aggiustare ciò che si è rotto, qui va ridisegnato un intero tessuto idrografico del nostro territorio. Questi fenomeni atmosferici non sono più eccezionali, ma diventano ordinari. Il nostro territorio subisce ormai piogge di intensità anomala quasi quotidianamente, quindi si riaprono le ferite rimaste tali dal 15 settembre scorso».

Per il sindaco di Cantiano la situazione che si è prodotta, con mancati ristori a nove mesi dall’evento meteorologico estremo, è frutto di «assurdi e incomprensibili meccanismi formali e burocratici, in cui subentrano i rimpalli di responsabilità, i giochi fra enti». La conseguenza è che le risorse non arrivano in tempi rapidi e per piccoli Comuni dell’entroterra ciò è ancora più grave, vista la fragilità dell’economia locale.
«Le attività della ristorazione, i bar, per fortuna non hanno gettato la spugna – racconta Piccini – ma chi oggi ha riaperto oggi lo ha fatto con proprio capitale o ricorrendo al credito».

Allo stesso tempo, le risorse stanziate per la messa in sicurezza del territorio, per il contrasto al dissesto idrogeologico e all’adattamento alla crisi climatica non dovrebbero essere gestite in emergenza, ma frutto di una programmazione costante che si occupi anche di prevenzione.
È per questo che il sindaco di Cantiano si augura, anche in seguito a ciò che è accaduto in Emilia-Romagna, che il governo comprenda l’importanza del tema e l’urgenza di intervenire in modo non sporadico e inseguendo i disastri.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ALESSANDRO PICCINI: