Una ventina di parlamentari del Pdl fuggono dalla maggioranza. Il ministro Maroni: “Inutile accanirsi”. Le opposizioni voglio un governo di unità nazionale, ma le misure che adotterebbero, pensioni e licenziamenti facili in testa, sono quelle dettate dall’Europa.

Maggioranza e opposizione in Parlamento sono alle prese con il pallottoliere per capire se il governo ha ancora la maggioranza formale o se l’agonia possa avere fine. I numeri dei deputati Pdl che abbandonano la nave sono incerti: chi parla di 23, chi di 21, chi di 18. Il risultato nella sostanza non cambia: l’era berlusconiana è alla fine.
Persino la fedelissima Gabriella Carlucci, passata dalla tv alla politica grazie al premier, ora passa all’Udc. Viene a mancare anche la stampella dei Responsabili, che avevano salvato il centrodestra lo scorso 14 dicembre.

Sul dopo-Berlusconi l’opposizione sembra avere trovato una linea comune: si parla di un governo di unità nazionale che traghetti il Paese verso una credibilità ormai perduta. Il deputato Pd Salvatore Vassallo, intervenuto ai microfoni de L’Antipasto di Radio Città Fujiko, su questo punto è chiaro: “Costringere l’Italia a tre mesi di campagna elettorale avvelenata sarebbe rovinoso”.

Il parlamentare democratico, però, mette in guardia i suoi: “Attenzione a bloccare il Parlamento con una mozione di sfiducia se poi non ci sono i voti”. Un riferimento chiaro al 14 dicembre, quando Berlusconi la spuntò per pochi voti, scongiurando la caduta su cui puntava Futuro e Libertà. Per l’on. Vassallo, comunque, i primi test si avranno già nelle prossime ore, in particolare con il voto sul Decreto Sviluppo.

Tutti d’accordo sul liberarsi di Berlusconi, quindi, ma molta confusione su ciò che il governo di unità nazionale dovrebbe fare. Quello che purtroppo sembra certo è che darebbe seguito alle ricette proposte dagli Istituti europei, Bce in testa, in particolare in materia di pensioni e lavoro.
“Non bisogna essere elusivi – afferma Vassallo – e occorre dire che la riforma delle pensioni va fatta”.

Quanto al lavoro, il parlamentare Pd sposa la linea Ichino che mette in discussione le tutele attuali dei lavoratori, aprendo così la strada ai licenziamenti facili.
E quando a Vassallo viene chiesto se far diminuire coi licenziamenti il potere d’acquisto delle persone non sia un ostacolo alla crescità, piuttosto che un suo rilancio, il parlamentare si spinge in un ragionamento ardito: “Se vogliamo mantenere dinamico il nostro sistema imprenditoriale dobbiamo anche considerare l’idea che ci siano riduzioni di personale. La tutela del diritto al lavoro a volte passa anche attraverso una certa flessibilità”.
Se non fosse chiaro il concetto, poi, Vassallo lo esplicita ancora meglio: “È proprio per tutelare la possibilità che ci siano veri posti di lavoro che in alcuni casi è necessario accettare che alcuni posti di lavoro vengano meno”.