In pochi giorni di tutto: scontri con morti, nuove manifestazioni in Piazza Tahir, una giunta militare che detiene il potere ma il governo si dimette, elezioni fra pochi giorni indette il 28 novembre, pressioni internazionali e interne dei Fratelli Musulmani. Per fare chiarezza abbiamo sentito la giornalista Azzurra Meringolo.

Dopo le violenze dei giorni scorsi, che secondo stime hanno provocato circa 40 morti, oggi l’Egitto è nuovamente protagonista di numerose manifestazioni presenti in moltissime città del paese, in primis la capitale Il Cairo. I movimenti egiziani all’origine dell’insurrezione popolare, che hanno indetto per oggi la manifestazione, chiedono la fine del potere della Giunta militare che guida il governo nel dopo presidente Mubarak. I Fratelli musulmani, la forza politica egiziana meglio organizzata, hanno annunciato che non parteciperanno alla manifestazione, e hanno aperto all’appello al dialogo lanciato dalla giunta, che ha fissato per oggi un incontro con le forze politiche. Le dimissioni presentate ieri dal governo guidato da Essam Sharaf sono state accettate, si ipotizza un incarico di salvezza nazionale per Mohamed el Baradei, ex presidente dell’Agenzia Internazionale Energia Atomica. Sono confermate le elezioni politiche del 28 novembre che eleggeranno un Parlamento costituente.

Sotto l’intervista con Azzurra Meringolo che si tra recando a Il Cairo, aggiorna il suo blog e da poco ha pubblicato I ragazzi di piazza Tahrir (Clueb), dove racconta le vicende che continuano a portare tanti egiziani a chiedere quei diritti e libertà negati dal faraone-presidente Mubarak e non ancora concessi.

PIAZZA TAHRIR “Tutto è cominciato con la manifestazione di venerdì, già indetta da tempo dalle forze islamiste, per protestare contro un documento inserito nella nuova proposta costituzionale del governo di transizione. L’esercito ha usato la violenza per reprimere la manifestazione, questo ha portato altri settori della società a scendere in piazza. L’esercito si difende accusando i manifestanti di voler minare la difficile stabilità del paese, ma in realtà vedendo in rete sui social network si tratta delle stesse persone che protestavano in primavera contro Mubarak”

ELEZIONI “La violenza segna il clima prima delle elezioni del 28. Il voto però non è stato preparato nei dettagli, si prevedono disordini. Il problema è quanti tra coloro che sono in piazza ora ritengono le elezioni, condotte sotto regime militare, come la questione importante. Alcuni candidati hanno sospeso la campagna elettorale a causa dei disordini, altri invece hanno proposto di posticiparle. La comunità internazionale in tutto questo gioca un ruolo fondamentale: gli Stati Uniti hanno chiesto alla Giunta militare di svolgere le elezioni. Di questo avviso sono anche i Fratelli Musulmani che infatti hanno organizzato incontri con il governo. E’ una situazione complessa: gli egiziani si sono preparati a queste elezioni, non arrivarci sarebbe una grande delusione”

FRATELLI MUSULMANI “Dalla caduta di Mubarak i Fratelli Musulmani hanno stretto un’alleanza con i militari in nome del comune intendo delle elezioni subito. Un’alleanza mai dichiarata. In questi giorni però la differenza è stata segnata dal contestato documento costituzionale: il nuovo Parlamento scriverà la Costituzione, se sarà forte la presenza islamista anche la Costituzione ne sarà influenzata. I Fratelli inizialmente hanno bocciato il documento e quindi avvallato le proteste, ora invece spingono per calmare le manifestazioni e andare tranquillamente al voto. Non è detto però che tutti i sostenitori della Fratellanza obbediscono”